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Agroalimentare, partnership Italia-Cina a difesa della qualità

di Giorgio dell'Orefice

3' di lettura

La Cina vuole chiudere con l'immagine di produzioni basic e vuole riconvertirsi alla qualità a cominciare dall'agroalimentare. E per questo ha individuato nella sostenibilità delle produzioni, nella loro qualità e nella sicurezza alimentare le frontiere future e nell'Italia un partner d'eccezione. D'altro canto una partnership tra Italia e Cina appare quasi come una strada obbligata visto che si tratta di due delle civiltà forse tra le più antiche al mondo e comunque di paesi con forti e consolidate tradizioni alimentari. È quanto è emerso stamani a Roma all'Università Luiss nell'ambito del seminario “Dialogo sulla qualità e la sicurezza alimentare tra Italia e Cina” al quale hanno preso parte rappresentanti del Governo italiano e del mondo diplomatico di entrambi i paesi e rappresentanti dell'industria made in Italy.

Preferire la strada degli accordi commerciali al protezionismo
«La nostra presenza a questo tavolo - ha detto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina - testimonia che l'Italia crede al valore delle intese e degli accordi commerciali. Accordi che rafforzino le tutele per la qualità e i consumatori e non siano viste invece, come avviene nel caso di alcuni paesi, come una minaccia. L'accordo raggiunto nei giorni scorsi tra Ue e Cina (e che sarà perfezionato entro la fine del mese di giugno) sulla protezione reciproca di prodotti alimentari a denominazione d'origine, 100 per l'Europa (di cui 26 italiani) e 100 per la Cina va proprio in questa direzione». «Un dialogo che può ora ripartire su nuove basi - ha aggiunto il ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin - visto il rinnovato interesse cinese verso le problematiche della sicurezza alimentare. Pechino ha riscritto la propria normativa in materia nel 2015 introducendo un significativo giro di vite e ora guarda con attenzione al sistema italiano che sul fronte della sicurezza alimentare, del controllo e del monitoraggio sulla salute tanto umana che animale, ha fatto da apripista in Europa».

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Il cambio di rotta cinese sul fronte della qualità
Il rinnovato dialogo con l'Italia non giunge a caso. «Molto è legato al processo avviato di recente in Cina - ha aggiunto il segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni - col quale il paese è passato dall'essere meta di delocalizzazioni a basso costo e quindi dall'essere percepito come una minaccia sui mercati internazionali, al proporsi invece come partner politico di primo piano. Con il XIII piano quinquennale Pechino ha spostato il proprio baricentro dall'export ai consumi interni ponendo in primo piano aspetti come la sostenibilità ambientale e la tutela del consumatore. E l'Italia intende scommettere su questa trasformazione ponendosi come interlocutore privilegiato». «Siamo molto interessati allo sviluppo dei rapporti con Roma - ha aggiunto l'ambasciatore cinese in Italia, Li Ruiyu - sia perché rappresentiamo un grande mercato di sbocco per i prodotti made in Italy ma anche perché dall'Italia possono arrivare indicazioni importanti per le nostre esigenze di rafforzare le tutele sul fronte della sicurezza alimentare».

Il positivo trend del food made in Italy in Cina
L'alimentare made in Italy in Cina sta vivendo un buon momento anche se distanziato nei valori assoluti rispetto ai principali competitor come ad esempio la Francia. «I vostri vini ad esempio - ha aggiunto l'ambasciatore cinese - hanno fatto grandi progressi lo scorso anno con una crescita che è stata del 16% in volume e del 30% circa in valore. E oggi detengono una quota di mercato di circa l'8%». Un trend positivo che è stato ieri sottolineato anche dalla Coldiretti secondo cui nel primo bimestre 2017 si è registrato un balzo dell'alimentare italiano in Cina del 17 per cento.

Dalla partnership grandi potenzialità future
«Guardiamo con grande interesse allo sviluppo della partnership Italia-Cina - ha aggiunto il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia - perché siamo convinti che il protezionismo non sia la strada da seguire ma che gli accordi vadano fatti anche per evitare che siano solo gli altri a scrivere le regole».
A ospitare il seminario di oggi l'Università Luiss. «Crediamo fortemente nelle potenzialità del settore agricolo e alimentare - ha aggiunto il Rettore della Luiss, Paola Severino -. Nelle sue potenzialità di sviluppo in assoluto come siamo convinti che dal settore del food made in Italy, reintepretato nell'ottica dei mercati internazionali e dell'e-commerce, possano derivare grandi chance occupazionali per i nostri giovani».

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