Sostenibilità

Dagli scarti delle mense milanesi nasce il biogas per alimentare un depuratore

Accordo nel segno dell’economia circolare tra Milano Ristorazione, che serve le scuole meneghine, e il Gruppo Cap, che gestisce il servizio idrico integrato dei Comuni della Città metropolitana

di Emiliano Sgambato

Il depuratore di Robecco sul Naviglio che sfrutta il biogas prodotto con gli scarti delle mense milanesi

3' di lettura

Gli scarti delle mense diventano bioenergia per alimentare un depuratore. Come? Il prodotto ottenuto dalla separazione di grassi e oli animali e vegetali dal complesso delle acque di scarico della cucina milanese di via Sammartini – che si occupa della preparazione di pasti per mense scolastiche e Rsa – viene convertito in biogas e quindi in energia elettrica e termica, che va ad alimentare l'impianto di Robecco sul Naviglio al servizio dei cittadini dell'alto milanese.

Si tratta di un progetto pilota – partito in questi mesi e della durata di 2 anni – che nasce dall’accordo tra Milano Ristorazione (società partecipata del Comune di Milano) e Gruppo Cap (gestore del servizio idrico integrato dei Comuni della Città metropolitana di Milano), e che viene presentato, nel corso dell'iniziativa re-Food Market, nei giorni della Design Week (fino al 12 settembre) presso il Museo della Scienza e della Tecnica.

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«L’accordo con Milano Ristorazione è uno dei progetti del nostro Green New Deal, col quale intendiamo contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio lombardo all'insegna della decarbonizzazione e della transizione ecologica – spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo Cap –. In quest’ottica gli scarti agroalimentari ci permetteranno di trasformare i nostri depuratori in bioraffinerie, dove produrre biogas e biometano. Gestiamo 40 depuratori che grazie a sinergie industriali come queste stanno diventando fabbriche verdi, dove il recupero di acqua trattata da impiegare in agricoltura fa rima con energia pulita prodotta dai rifiuti, ma anche con cellulosa, sabbie, fosforo e azoto, sottoprodotti del processo di depurazione convertiti in materie prime da reimpiegare nella produzione».

«La nostra missione è dare alle bambine e ai bambini delle scuole milanesi un pasto “sano, buono, educativo e giusto” – afferma Bernardo Notarangelo, presidente di Milano Ristorazione –. Questo oggi, e sempre più, vuol dire promuovere i valori di sostenibilità del sistema alimentare e di lotta contro gli sprechi, due principi cardine della Food Policy di Milano dei quali l'accordo con Cap, che ci auguriamo di estendere, è un ulteriore esempio di concreta realizzazione».

Ogni mese, dal centro di cottura di Milano in via Sammartini 73, vengono prelevate circa 10 tonnellate di grassi di scarto, in forma liquida, provenienti dalla preparazione dei pasti. Una volta arrivati al depuratore di Robecco sul Naviglio, gli scarti diventano biogas attraverso il processo di fermentazione tipico dei biodigestori anaerobici, che negli impianti di depuratori servono per trasformare i fanghi di depurazione in energia.
Il progetto è stato validato dal Politecnico di Milano che, su incarico di Cap, ha testato in fase preliminare la tipologia di grassi utilizzati certificandone il loro grado di biodegradabilità e quindi l'idoneità a essere trattati nei biodigestori.

Per chiudere il cerchio, semestralmente la water utility provvederà a fornire una carbon footprint delle attività e dei processi, stimando l'energia prodotta e la CO2 risparmiata, al fine di identificare i benefici dell'operazione in termini di circular economy.Dopo la fase di sperimentazione l'idea per il futuro è quella di incrementare le quantità, o ancora di integrare ulteriori tipologie di rifiuti provenienti dai diversi centri produzione pasti di Milano Ristorazione.

«Al fine di trasformare i depuratori in piattaforme integrate per l'economia circolare – raccontano da Cap – anche a San Giuliano Milanese, Sesto San Giovanni, Bareggio, Canegrate, Rozzano e Pero sono state avviate attività di produzione a regime di biogas e biometano a basso impatto ambientale che impiegano rifiuti organici, provenienti dall'industria agro-alimentare dell'hinterland milanese».

Un altro progetto sperimentale implementato da Cap con Danone, riguarda il depuratore di Sesto San Giovanni: in questo caso sono i prodotti scaduti a essere fonte di energia. Come? I prodotti scaduti alimentano un trituratore che permette di separare gli imballaggi (plastica, carta, cartoni etc) dalla parte liquida; questa alimenta la digestione anaerobica che produce biogas e alimenta delle microturbine per la produzione di energia elettrica. In questo caso l’energia legata alla produzione da prodotti alimentari viene quantificata e, per quanto destinata fisicamente ad esigenze di autoconsumo energetico dell'impianto, viene restituita sotto forma monetaria al Banco Alimentare.

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