Milano, 14 marzo 2017 - 07:33

Quindicenne schiavizzato e violentato
Gli abusi dei bulli nei video sui social

I carabinieri hanno arrestato quattro minorenni per gravissimi atti persecutori a danni di un compagno di scuola. Una volta l’hanno fatto ubriacare e gli hanno messo una catena al collo. Le reticenze di insegnanti e genitori

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E magari per le strade di Vigevano i passanti ridevano pure, pensando a una goliardata. Invece era l’ennesimo episodio di bullismo. Un bullismo bestiale: quel giorno la vittima prediletta, un quindicenne che frequenta il primo anno di un istituto tecnico, era stato obbligato dal branco di coetanei a bere a dismisura alcolici. Non aveva alternative. In caso contrario l’avrebbero picchiato a sangue. Calci, pugni. Siccome aveva già subito le botte, per il terrore non aveva opposto resistenza. Dopo averlo reso ubriaco, gli avevano messo una catena al collo e se l’erano portato a spasso per la cittadina in provincia di Pavia. Come un cane.

I carabinieri della Compagnia di Vigevano, comandati dal capitano Rocco Papaleo, molto attento alla tutela delle fasce più deboli, hanno arrestato quattro minorenni, figli di buone famiglie, tutti caratterizzati da una ferocia e una capacità persecutoria che hanno sorpreso perfino i più navigati investigatori i quali, in un territorio difficile, di pesanti infiltrazioni mafiose e bande criminali, in carriera comunque pensavano di averne già viste di ogni.

Contro i quattro ci sono le accuse di concorso in riduzione in schiavitù, stato di incapacità procurato mediante violenza, e stupro. Sì anche lo stupro. In una circostanza, denudato, appeso per le gambe a testa giù da un ponte, il quindicenne era stato violentato con una pigna. «Scelto» come vittima perché considerato il più debole del gruppo. E tutti si erano omologati e accodati. Era il bersaglio facile, lo sfogo privilegiato, quello da offendere e prendere in giro, quello destinatario di insulti, quello deriso e fotografato. Naturalmente in questa tragica storia i social network hanno avuto un ruolo centrale. Parecchie scene venivano riprese, i filmati e le immagini andavano immediatamente condivisi su Instagram, Facebook e via elencando.

Gli arrestati sono ora nel carcere minorile Beccaria. Chi ama le classificazioni sociali ed etniche, sappia che sono ragazzini italiani che hanno come genitori professionisti e commercianti. Il branco non si riduce a questi aguzzini ora in cella. Sono una decina, in tutto, i coinvolti, compreso un tredicenne che considerata l’età non è nemmeno imputabile. La campagna di odio ha avuto il «picco massimo» tra dicembre e gennaio scorsi.

Ma possibile che genitori e insegnanti non si fossero accorti di nulla? Possibile che non avessero avuto avvisaglie? Forse vivono su un altro pianeta, forse sono stati omertosi pur di difendere i propri ragazzi anche se terribilmente colpevoli: fatto sta che, se erano a conoscenza, si sono ben guardati dal mobilitarsi. Sia mai ci andasse di mezzo il loro figliolo. Per carità. Meglio coprire i misfatti. Per fortuna i carabinieri di Papaleo sono «arrivati» sulla vicenda. E hanno iniziato a indagare. L’inchiesta è appena iniziata. Nel fascicolo ci sono anche episodi di danneggiamento di treni. A ottobre, i minorenni avevano indirizzato una pioggia di sassi contro un regionale, danneggiandolo e obbligando il macchinista a fermare il convoglio.

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