I vantaggi della geotermia per la produzione termica, spiegati dall’Ugi

Il calore naturalmente presente nel sottosuolo rappresenta una fonte rinnovabile poco utilizzata per gli usi termici, ma con ampi margini per crescere: la proposta al Mise dell’Unione geotermica italiana

[5 Marzo 2020]

Il settore termico consuma quasi la metà dell’energia disponibile, in Italia come in Europa, e su questo fronte dovranno concentrarsi molti progressi in termini di decarbonizzazione per poter raggiungere i target previsti dall’Accordo di Parigi sul clima: se il gas metano rimane la fonte energetica più utilizzata nel comparto, nel nostro Paese le rinnovabili – comprese le pompe di calore – forniscono del 20% dell’energia consumata nel settore termico. I margini di miglioramento sono dunque enormi, e la geotermia potrà giocare un ruolo di primo piano per traguardarli.

Durante il recente incontro avvenuto al ministero dello Sviluppo economico (Mise) tra la sottosegretaria Alessia Morani, la sua segreteria tecnica e l’Unione geotermica italiana (Ugi) è stato tracciato lo stato dell’arte: per quanto riguarda il settore termico la geotermia ha prodotto 10915 TJ nel 2017, in gran parte per climatizzare gli ambienti con teleriscaldamenti e pompe di calore geotermiche (GSHP, ground source heat pumps), dato al quale si aggiungono vari contesti in cui le risorse geotermiche contribuiscono all’effi­cienza energetica e a produrre calore di processo in applicazioni agricole e industriali, oltre a fornire il fluido utilizzato in balneologia.

«Soprattutto nel settore del teleriscaldamento e delle GSHP la geotermia – osserva l’Ugi – è fortemente sottodimensionata rispetto al potenziale disponibile ed in confronto ad altri paesi europei, dove l’utilizzo di queste tecnologie è molto più avanzato. Eppure nei pochi teleriscaldamenti, quali quelli toscani e a Ferrara, il costo finale all’utente è sensibilmente inferiore ai sistemi con fonti tradizionali». Più nel dettaglio, l’Ugi sottolinea che i vantaggi legati all’impiego della geotermia nel settore termico sono molteplici: «Efficienza energetica (la più alta effi­cienza tra i sistemi di teleriscaldamento e pompe di calore); benefici ambientali (riduzione del consumo di energia fossile, nessuna emissione climalterante e inquinamento termico in atmosfera); comfort; sicurezza (della fonte e delle tecnologie). Ed anche in termini economici, sia per i costi globali competitivi che in considerazione degli elevati investimenti nelle aree interessate e l’impiego di personale specializzato. Ad esempio in Toscana in progetti di teleriscaldamento già in fase di valutazione sono stimati investimenti per ca. €60mil per produrre 250/anno GWh ed evitando l’emissione di 30.000 t di CO2 ogni anno, con un risparmio alle utenze del 25% rispetto a un impianto con fonte tradizionale».

Come migliorare ancora a livello nazionale? L’Ugi si è confrontato nel merito con il ministero dello Sviluppo economico, delineando le principali difficoltà che limitano l’impiego della geotermia per usi termici. Per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse geotermiche profonde il più grande ostacolo risiede negli elevati costi iniziali e nei rischi geologici legati alla fase di ricerca e reperimento della fonte geotermica, senza contare che la ricerca è di solito mirata al più redditizio utilizzo dei fluidi per la produzione di energia elettrica: «Sostenendo il passaggio a forme di installazione geotermica – osserva l’Ugi – si fornirebbe lo slancio necessario a far conoscere il mercato ed i suoi benefici».

I principali ostacoli all’ulteriore diffusione di GSHP sono invece stati individuati da una parte nel costo iniziale di questi impianti, più alto rispetto ad altri con pompa di calore ma a fronte di una maggiore efficienza e costo complessivo, che dunque necessita di forme di sostegno per diffondersi; dall’altra nella mancanza di una normativa nazionale all’autorizzazione agli impianti che, oltre a garantire l’installazione e pianificazione corretta e rendere più rapido e meno confuso l’iter autorizzativo, istituisca il censimento obbligatorio degli impianti.

Per superare queste difficoltà dall’Ugi hanno avanzato un dettagliato quadro di proposte, che riportiamo di seguito in via integrale:

a. Estendere l’IVA agevolata, oggi disponibile solo a utenti domestici del teleriscaldamento, ad altre tipologie di utenza;

b. Aumentare il credito d’imposta sui costi sostenuti dagli utenti per l’allacciamento alle reti di teleriscaldamento;

c. Implementare fondi intesi a incentivare impianti geotermici destinati al riscaldamento del settore domestico, industriale e agricolo, rendendoli competitivi rispetto a impianti che utilizzano energia da fonti fossili e di importazione:

c1. Misure che assicurino gli investitori riguardo al rischio di non reperire la risorsa, quale quelle adottate, ad es., in Francia;

c2. Misure di supporto, ad esempio sgravi fiscali, atte a sostenere i costi iniziali per l’installazione di nuovi impianti di teleriscaldamento geotermico e GSHP e per il rifacimento e adattamento di impianti esistenti;

c3. Tariffe elettriche agevolate per impianti GSHP;

c4. Fondi di garanzia alle imprese che sviluppano tecnologie d’avanguardia nel settore

d. Completare l’iter per l’emanazione del decreto “posa sonde” che prevede misure semplificate per l’autorizzazione agli impianti GSHP a circuito chiuso, ed istituisce un censimento obbligatorio degli impianti;

e. Avviare i lavori per emanare la normativa per impianti GSHP a circuito aperto, ed evitare che normative regionali facciano riferimento a regolamenti inadatti al contesto;

f. Investire in Ricerca e Sviluppo di alto valore innovativo, per migliorare la performance tecnico-economica degli impianti e per sviluppare e testare sistemi avanzati di stoccaggio termico nel sottosuolo;

g. Promuovere l’organizzazione di corsi per la certificazione degli installatori, secondo quanto richiesto dalle direttive europee.