«Scandalo petroli: via la Guidi per la norma ad fidanzatum» (Il Fatto Quotidiano)
«Il regalo del governo al fidanzato del ministro» (Libero).
«La ministra garantiva gli affari del suo uomo» (Giornale).
Il 1° aprile dell'anno scorso, in queste e altre prime pagine, i titoli riguardavano l'inchiesta su Tempa Rossa e le confidenze tra l'allora ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il suo fidanzato, Gianluca Gemelli, su una legge sui porti. La ministra fu costretta a dimettersi, nel silenzio di Renzi.
Le solite intercettazioni penalmente non rilevanti («Non mi puoi trattare come una sguattera del Guatemala») suscitarono battute, hashtag, indignazione, e non per l'(ab)uso di quelle conversazioni, ma per la sortita della Guidi (Enrico Rossi, governatore della Toscana e candidato al congresso Pd: «Questa frase poteva venire a mente solo a una padrona supponente e altezzosa, abituata a farsi servire e a disprezzare le persone che svolgono lavori utili e pesanti»). Maria Elena Boschi fu interrogata in grande stile dai pm di Potenza per accertare se avesse delle responsabilità per un emendamento inserito nella legge di bilancio 2015. Grillo si scatenò (#BoschiFacceRide).
Ora che la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione per la Guidi, però, la notizia si è conquistata boxini a pagina 11 (Corriere) o trafiletti a pagina 9 (Il Fatto). Funziona sempre così, sui giornali e in politica. Il 2016 è stato un anno particolarmente ricco di colpevoli che non lo erano. Per esempio, la ricercatrice Ilaria Capua, che a settembre si dimise da deputata dopo essere stata prosciolta dall'accusa di aver diffuso ceppi del virus dell'influenza aviaria.
Domenica 15 gennaio, Beppe Grillo ha lanciato un sondaggio per scegliere la «peggior bufala dei media degli ultimi tempi». Non mancava il solito hashtag: #ChiedeteciScusa. Intanto Grillo potrebbe cominciare a chiedere scusa alla virologa ex deputata di Scelta Civica, di cui il M5S chiese ferocemente le dimissioni. Il partito di Grillo, dopo il proscioglimento dell'estate scorsa, provò a cancellare la gogna riservata alla scienziata, sostenendo che non c'era mai stato «nessun giustizialismo». Eppure, all'epoca la deputata pentastellata Silvia Chimienti pubblicò questo post: «Traffico illecito di virus. Nel dubbio, Dimettiti!». Nella certezza, invece, chiedete scusa voi. Grillisti, giornalisti e titolisti.