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Elogio dei 51 ragazzini di Crema: «sicurezza è saper stare nel conflitto»

Ieri sera a Crema c'era il secondo incontro della Scuola Genitori: si sono presentati comunque in 90. Il pedagogista Daniele Novara: «Non è stata una tragedia perché tutti hanno saputo fare le mosse giuste. Sapere cosa fare, ma anche cosa non fare. Tenere bassa la tensione, collaborare e chiedere aiuto. La sicurezza non si fonda sul controllo ma sul saper fare la mossa giusta: quale telecamera avrebbe evitato quel che che è successo ieri?»

di Sara De Carli

Ieri sera, a Crema, promossa dalla Giunta Comunale, c’era la seconda serata della Scuola Genitori del CPP. Su 250 iscritti, si sono presentati più o meno in 90 fra genitori e insegnanti. Sicuramente molti erano coinvolti da vicino in quanto accaduto ieri sulla Paullese, genitori o zii dei 51 ragazzini presi in ostaggio da Ousseynou Sy, l’autista che ha dirottato e dato fuoco a un bus. Hanno preferito – giustamente – stare a casa, vicini ai ragazzi. Il vicesindaco ha rassicurato sulle condizioni di tutti, comunicato che la Prefettura ha messo a disposizione un’equipe specializzata sullo stress post traumatico che darà sostegno ai ragazzi e alle famiglie. La festa di primavera, che avrebbe dovuto tenersi oggi nelle scuole, è stata sospesa. Alcune insegnati, a fine serata, si sono fermate a ragionare insieme a Laura Beltrami, la pedagogista che ha condotto la serata, su cosa dire oggi ai bambini.

A leggere le interviste e le cronache colpisce la maturità di questi ragazzini, la lucidità, la capacità di gestire una situazione francamente terribile. E il saper fare squadra, con quell’alzare la voce per coprire chi stava chiedendo aiuto. Daniele Novara, direttore del CPP, sottolinea proprio questo: «è da elogiare in maniera inequivocabile il coraggio e la capacitò dei ragazzini, dei genitori e delle insegnanti di saper fare le mosse giste. La vicenda di ieri, diciamocelo, poteva avere tutto un altro finale, a maggior ragione se c’erano – come i ragazzi dicono – armi. Se non è successa una tragedia è stato solo perché in tanti hanno fatto le mosse giuste, dai ragazzi alle forze dell’ordine».

Le mosse giuste quali sono? «Sapere cosa fare, ma anche cosa non fare. Tenere bassa la tensione e saper chiedere aiuto. Non hanno perso la calma, non hanno tentato di aggredire questa persona, non avuto reazioni che potessero essere “la miccia” per attivare comportamenti stragisti. In un contesto del genere basta un nulla per scatenare l’imprevedibile. È importante anche “non fare” cose, per evitare che una persona alterata faccia la mossa sbagliata». È un po’ come rileggere i dispositivi pedagogici di cui Novara parla da tempo. «La nostra società presenta sempre più spesso situazioni di altissimo grado di conflitto. Inutile fare finta che non sia così. Allora dobbiamo lavorare sulla capacità di saper stare nel conflitto, in una situazione di tensione: non alimentare la tensione che avrebbe potuto esplodere, fare in modo che la situazione si decontragga». E poi «eccezionale» la dimensione del fare squadra, collaborare: «questi ragazzi sono stati bravi a fare le cose di nascosto, è la strategia del copiare che gli ha aiutati… non del fare da soli escludendo gli altri», afferma Novara.

La lezione? «Se consideriamo gli elementi pedagogici, direi che la vicenda di ieri è caratterizzata da alcuni elementi vincenti: collaborare, saper chiedere aiuto, saper tenere basa la tensione, saper gestire un conflitto. Direi che questa è la strada, è a questo che dobbiamo educare i nostri ragazzi. Riflettiamoci un momento: quale telecamera avrebbe evitato quel che che è successo ieri? Sarebbero stati più sicuri quei ragazzi se ci fossero stati poliziotti davanti alla scuola? La sicurezza non si fonda sul controllo ma sul saper fare la mossa giusta e sono orgoglioso della scelta del Comune di Crema di investire in educazione, sulle famiglie, perché così si rafforzano i figli, i genitori e tutto il sistema».

Questo è infatti il secondo anno che il CPP tiene una “Scuola Genitori” a Crema, raccogliendo fino a 400 persone a serata: facile immaginare che molti genitori di quei 51 ragazzini avessero partecipato. «L’idea vincente è proprio lavorare sulla comunità», riflette Laura Beltrami: «Andiamo nelle comunità per dire “siamo qui dove siete” e lavoriamo affinché si tessano reti di comunità, perché i genitori sono dentro un tessuto sociale: servono spazi di riflessione come genitori, una comunità che educa e che ha voglia di investire sul suo essere educante. Non sto dicendo che la Scuola Genitori abbia contribuito al fatto che ieri tutti abbiano saputo fare la mossa giusta, ma certamente a Crema c’è una comunità di insegnanti, genitori e amministratori “sul pezzo”, che si faranno accompagnare, che chiedono aiuto e queste sono tutte cose che fanno la differenza».


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