Vai ai contenuti
Testata
studenti alla Normale di Pisa
2011
26
Giu
Ci hanno mentito, dicendo che essere molto qualificati ci avrebbe aiutato a trovare un lavoro migliore

Troppo bravi per lavorare


Mi capita sempre più spesso di  incontrare giovani che  mi chiedono un consiglio, un indirizzo, un aiuto per districarsi in quella che è diventata la foresta nera del lavoro.

Vorrei sottoporre alla vostra attenzione questa lettera  di Michele di Piacenza, laureato come molti suoi coetanei che si sono impegnati al massimo per mettere le basi del loro futuro e che oggi si sentono traditi da una società che li ignora o peggio li esclude perché troppo “qualificati”. Eccola:

“Mi chiamo Michele, ho 27 anni e attualmente lavoro per un’agenzia che si occupa di monitorare stampa, tv, web e altri media. Ho studiato un anno a Oxford dove ho fatto un master in studi bizantini, (volevo intraprendere la carriera accademica) dopo essermi laureato in Storia dell’arte alla Statale di Milano nel 2008, con il massimo dei voti e la lode. Siamo abituati a elogiare il mondo universitario al di fuori dell’Italia, ma la mia esperienza inglese mi ha mostrato come la tanto rinomata Oxford non sia un’università per tutti. Se vuoi fare un dottorato di ricerca, e disgraziatamente non hai scelto una facoltà scientifica o economica, i soldi ce li devi mettere tu. Ti arriva una lettera scritta in bello stile, con gentilezza affettata, tipicamente britannica; ti dice che per il dottorato devi dimostrare di avere circa 60.000€, altrimenti grazie e arrivederci, perché le uniche borse che puoi realisticamente ottenere sono spiccioli, rispetto a quel che devi mettere di tasca tua.

 Ho appena iniziato a lavorare, aprendo la partita IVA; così l’azienda spende, forse, un po’ meno e in caso di controversia non ha le grane che avrebbe con un dipendente tradizionalmente inteso. Il vantaggio è che lavoro da casa, quindi non ho le spese per il viaggio, ma soprattutto non incappo negli snervanti ritardi delle ferrovie.

Mi alzo verso le 5 del mattino per poter lavorare, dal soggiorno di casa mia, affiancato dalla fedele caffettiera, il cui contenuto mi aiuta a risvegliarmi velocemente e a essere pronto e concentrato per quel che devo fare: traduzioni dal tedesco e dallo spagnolo a circa 13 euro l’ora.

Lavoro in media quattro ore al giorno, alle 9 e mezza in genere ho già finito e metto da parte circa 1.000 € mensili.

Non mi lamento, vista la situazione di alcuni miei illustri colleghi. Partendo da Claudia, 26 anni, laureata in lingue con il massimo dei voti, master in diritti umani all’Institute for Commonwealth Studies di Londra: lei fa due lavori, oltre alla sua occupazione principale, ossia il servizio civile. Qui, spesso, le viene chiesto di fare la postina, consegnando domande, lettere e scartoffie a questo o a quell’ufficio. Per poco più di 400 € al mese. A volte le fanno distribuire volantini alle sagre di paese per fare pubblicità all’iniziativa, o di accompagnare qualcuno alla stazione o all’aeroporto. Poi corsi di lingue con una paga netta di circa 10 euro l’ora, che se va bene diventano venti: niente contratto, durata sei mesi circa. E poi daccapo, sperando di trovare qualcosa di simile anche dopo… Tre lavori, per un totale di 1.000 € al mese scarse, escluse le spese per i numerosi viaggi sui treni dei pendolari, per cui bisogna anche calcolare almeno dieci minuti extra, ogni volta, per il ritardo. Claudia torna a casa, regolarmente, mai prima delle 9 di sera. Daniele, brillante clarinettista licenziato alcuni anni fa dal conservatorio, apre la partita IVA e inizia a lavorare per la SIAE, ente per il quale riscuote soldi e redige verbali. Sicuramente più redditizio (circa 1.500 € al mese) che sperare di entrare in qualche orchestra, visto che in giro ce ne sono sempre meno. Valentina, 28 anni, brillante ingegnera, apre anche lei la partita IVA per lavorare in uno studio, che la paga intorno ai 1.000 € al mese. Gigio, laureato col massimo dei voti in lettere moderne alla Normale di Pisa, e fresco di dottorato sempre nella stessa università, 28 anni e sposato da circa due, per poter sperare di prendere circa 2.000 € netti al mese si trasferisce a Oslo per lavorare in un’azienda che gestisce informazioni per conto di una compagnia di idrocarburi; per campare dignitosamente, insomma, fa il lavoro di un ingegnere. E può, come si suol dire, “baciarsi i gomiti”.

Ci hanno mentito, dicendo che essere molto qualificati ci avrebbe aiutato a trovare un lavoro migliore di tanti altri, ma la globalizzazione del lavoro, basata sulla concorrenza spietata fra stati, se ne frega della qualifica e tutto è legge di mercato: domanda e offerta.

Chi è mediocre, ma ha la fortuna di aver azzeccato il settore del momento, trova lavoro, spesso a tempo indeterminato e con una paga dignitosa. Forse avremmo dovuto immaginarlo: le aziende non possono che spingere – per poter essere “competitive” – a far lavorare sempre di più, per pagare sempre meno. E c’è chi dice che dovremmo anche ringraziare…”.

Io resto spiazzata. C’è qualcuno tra i lettori che può aiutarmi a rispondere a questi giovani in estinzione, come li ha definiti un articolo del Corriere? E voi, ragazzi, avete esperienze simili? Il problema riguarda tutti perché come ha ricordato più volte il presidente Giorgio Napolitano l’Italia può guardare al futuro  solo se investe sulle nuove generazioni.

Per quanto mi riguarda faccio mio l’incoraggiamento  rivolto da Woody Allen agli studenti romani del Centro sperimentale  di cinematografia:  “Ragazzi, seguite il vostro istinto. Dimenticate critiche o cosa vi hanno detto a scuola e andate avanti“. Io l’ho fatto e mi è andata bene.  


I VOSTRI COMMENTI
220
  • 03.07 | 13:56 Andrea_03
    fate un articolo su quello che stanno combinando per le pensioni.
    vi consiglio un possibile titolo “troppo sfigati per avere una pensione”
    03.07 | Maria Teresa Veneziani
    Gentile Andrea03, titolo perfetto (purtroppo). Grazie del suggerimento, ci stiamo lavorando.
    mtv
Per commentare devi essere loggato al sito di Corriere.it.
Login | Registrati |
27ORA / cerca nel blog
Voto Alle Donne
Crew Odierna
Maria Silvia Sacchi Giornalista del Corriere della Sera, sono nata nel 1959, ho una figlia. Mi occupo di economia della moda,...
Maria Silvia Sacchi
Carlotta De Leo Sono nata a Roma 35 anni fa. Scrivo per il Corriere della Sera dal 2004: cronaca, cinema e ora...
Carlotta De Leo
Viviana Mazza Redazione Esteri del Corriere della Sera. Ho scritto "Storia di Malala" e "Ragazze Rubate" (Mondadori)....
Viviana Mazza
Simona Rossi
23 giugno | Piacenza (PC) | 50 anni
uccisa dal marito a colpi di pistola
La 27ORA è un blog al femminile: racconta le storie e le idee di chi insegue un equilibrio tra lavoro (che sia in ufficio o in casa), famiglia, se stesse. Il nome nasce da uno studio secondo il quale la giornata delle donne in Italia dura 27ore allungandosi su un confine pubblico-privato che diventa sempre più flessibile e spesso incerto. Tempi di multitasking, per scelta e/o per forza. Prospettive professionali e desiderio di maternità; genitori che crescono i figli e figli che accudiscono i genitori anziani; cronache affettive in coppia, da single, tra amici; questioni di diritti, di leadership e di autostima. Sono i baratti quotidiani, che generano dubbi comuni e soluzioni personali. Noi qui cerchiamo di offrire e scambiarci notizie, suggerimenti, riflessioni gravi e leggere. All'inseguimento di una società dove ognuno possa crescere libero, nel rispetto reciproco.
27ORA / su Facebook
Ricevi le news direttamente sul tuo profilo
La resistenza di Norma