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il ministro della Funzione pubblica a Radio24 dopo averli definiti «l'Italia peggiore»

La retromarcia di Brunetta: «I precari
sono vittime, io ce l'ho con casta romana»

«Privilegiati di cui Roma è piena. Io lavoro per precari veri. La contestatrice? Guadagna 1.800 euro al mese»

il ministro della Funzione pubblica a Radio24 dopo averli definiti «l'Italia peggiore»

La retromarcia di Brunetta: «I precari
sono vittime, io ce l'ho con casta romana»

«Privilegiati di cui Roma è piena. Io lavoro per precari veri. La contestatrice? Guadagna 1.800 euro al mese»

Il dietrofront di Brunetta

MILANO - I precari sono «vittime del sistema» mentre 'l'Italia peggiore sono la «casta di privilegiati molto romani» che cerca solo visibilità mediatica. Lo ha sottolineato il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, precisando il senso delle sue parole al centro delle polemiche sui precari. «Io faccio il professore di economia del lavoro - ha detto Brunetta intervenendo su Radio24 - è da una vita che mi interesso di problemi del lavoro: le pare che io sia così stupido da dire che le vittime di un sistema che non funziona, in cui i padri sono troppo egoisti, le vittime siano loro l'Italia peggiore? Lei pensa che sia così stupido?». «Io ce l'ho - ha spiegato il ministro - con quella casta di privilegiati "molto romani". Guardi i nomi nelle interviste di questa mattina sui giornali», nomi come Maurizia Russo Spena, figlia di Giovanni ex senatore del Prc. «Roma è piena di questo tessuto di persone - ha aggiunto - e io mi preoccupo di più dei precari dei call center, dei precari nel settore privato che non riescono ad avere un contratto a tempo indeterminato e non hanno parola». «Io mi preoccupo di loro - ha concluso Brunetta - e sto lavorando per dare una soluzione ai loro problemi, mentre mi preoccupo di meno dei tanti organizzati, molto spesso in ambito romano, che vengono con telecamerine e striscioni per avere visibilità mediatica».

Il confronto
MILANO - «Ho visto i giornali - ha sottolineato Brunetta - e la cosa più divertente è stata l'intervista alla "leader" (Maurizia Russo Spena, ndr) di quel movimento di precari che è venuto a contestarmi o a pormi delle domande: guadagna 1.800 euro al mese da 5 anni, con contratti a termine presso un'agenzia del ministero del Lavoro. Non mi sembra molto precaria». «C'è tanta ipocrisia in questo mondo - ha affermato il ministro della Funzione pubblica - e si fa presto a giudicare una frase rivolta a un modo barbaro di fare politica. Se tra 20 anni governeranno probabilmente gli altri, la sinistra, è questo il modo di costruire il dialogo tra forze sociali e chi governa: striscioni, insulti, agguati mediatici? Chi di agguato colpisce poi di agguato ferisce - ha concluso - e la prossima volta magari contesteranno la Camusso, Bersani, porgendogli le stesse domande. Stiamo attenti a non capire l'imbarbarimento di questa fase della nostra vita politica».

AVVENIRE, CHI NON ASCOLTA PRENDE SBERLE - «Chi non sa ascoltare le persone - che non sono certo il Paese "peggiore" - oggi si candida solo a ricevere altre sberle. Metaforiche, s'intende. Ma non per questo meno pesanti». Il quotidiano cattolico Avvenire commenta l'episodio. «Le contestazioni agli esponenti politici sono non di rado dure, in passato ve ne sono state pure di violente - scrive il quotidiano della Cei in un corsivo non firmato, quindi attribuibile alla direzione -. Ma i timori, legittimi, che possano accadere non giustificano gli insulti e le fughe sdegnate di fronte a semplici domande». Secondo Avvenire, «per un politico la capacità di ascolto è una delle prime virtù da coltivare. Per un ministro, poi, è addirittura un dovere». Per il giornale dei vescovi, comunque, «ora gli insulti che a sua volta il ministro riceve su internet sono parimenti criticabili». Ma il consiglio che rivolge a Brunetta è che «anziché insistere nell'errore, meglio scusarsi e aprirsi al confronto. Questa sì sarebbe un'Italia migliore».

Redazione online
16 giugno 2011(ultima modifica: 17 giugno 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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