Perché Airbnb ha fatto bene ad assumere Rutelli

La strategia del colosso dell'home sharing è di evitare il muro contro muro contro le amministrazioni locali

(Foto: Lapresse)

Airbnb continua con convinzione la sua strategia “concertativa”, che punta a evitare il muro contro muro con le amministrazioni locali. D’altronde, da Barcellona a Berlino passando per le multe di New York, i problemi non mancano: dalle tasse di soggiorno alle comunicazioni sulle generalità degli ospiti passando per la più ampia regolamentazione dell’universo della sharing economy. In questi mesi la piattaforma di San Francisco fondata da Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk ha dimostrato di saper e voler rispondere. In diversi modi.

Dall’assicurazione per i proprietari di casa lanciata lo scorso autunno agli specifici accordi con le realtà locali su temi di fiscalità e sicurezza – solo per rimanere in Italia da Roma a Milano passando per Firenze – fino all’ingaggio dell’ex ministro della Giustizia, l’attorney general Eric Holder per affrontare le questioni legate alle discriminazioni razziali e di genere sulla piattaforma. Ne abbiamo parlato, di questo problema assai pressante negli Stati Uniti. Senza contare quello dello stratega politico Chris Lehane, già al lavoro con Bill Clinton, Al Gore e Andrew Cuomo, messo alla guida delle public policy del gruppo.

Il percorso, che distingue le strategie di Airbnb da quelle ben più bellicose di Uber e di altri player della cosiddetta economia della condivisione, prosegue ora con il varo di un Mayoral Advisory Board. Una specie di gruppo di superconsulenti, tutti ex sindaci di grandi città o capitali internazionali, che dovranno supportare la società verso un approccio ancora più efficace nella gestione delle numerose e arzigogolate controversie locali.

Di questa squadra, destinata ad allargarsi in particolare con altri ex primi cittadini dai Paesi asiatici, fa parte anche Francesco Rutelli, ex inquilino del Campidoglio dal 1993 al 2001.Gli fanno compagnia Michael Nutter, già sindaco di Philadelphia, che è anche il capo del gruppo, Annise Parker, già alla guida di Houston e Stephen Yarwood, ex sindaco di Adelaide, in Australia. Una ricetta fatta di strategia, lobbying ma anche di chiara necessità di scardinare lo schema che in questi anni ha caratterizzato il confronto fra piattaforme rivoluzionarie e vecchie impostazioni legislative. Che ancora devono aggiornarsi, come pure la Commissione Europea ha chiesto di fare con una certa rapidità.

Nello specifico, le ragioni della scelta di Rutelli, e dell’inclusione di un rappresentante italiano fin dal quartetto iniziale del nuovo organismo, sono diverse. Su tutte la centralità del mercato turistico nostrano per i conti della piattaforma, che secondo i numeri interni ha generato lo scorso anno un indotto da 3,4 miliardi di euro, 2.300 euro per ogni host che abbia deciso di aprire casa ai viaggiatori. Ma anche l’esperienza come ministro della Cultura e l’ovvio sostegno a simili soluzioni.

Il quartetto si riunirà ogni tre mesi e fornirà i propri consigli su come trattare con le metropoli mondiali. Si partirà dall’analisi delle policy per capire come e dove migliorarle, ma Nutter, Rutelli e compagnia forniranno anche opinioni su iniziative e soluzioni presenti o in cantiere e in generale, come si legge, “offriranno a Airbnb la loro preziosa esperienza acquisita alla guida di alcune delle più grandi città del mondo”. Fra cui, evidentemente, anche una quantità di contatti e una fortissima capacità di influenzare le scelte locali, con un lavoro quasi da ambasciatori che certo non guasta, in tempi di feroci contrapposizioni corporativiste. Un ulteriore tassello di un approccio piuttosto chiaro - e intelligente - da parte del colosso dell'home sharing.