Mamme e lavoro
Fino a che punto si può resistere?
L’Italia non è un Paese per madri. Lo sanno le madri. E ce lo dicono ogni giorno dati e indagini mentre ci bombardano sulla situazione economica. L’ultima indagine del Cerved, di cui parla Maria Silvia Sacchi sul Corriere, dice che la presenza femminile ai vertici delle imprese italiane, quotate e non quotate, va molto piano. Addirittura, nel 2010, le dirigenti sono diminuite. Insistere sulle carriere non è solo assatanata voglia di potere delle donne, come alcuni lettori ci contestano. Ma l’effetto di un cancro più grande, quello di un mondo del lavoro in cui la maternità è un handicap. Lo ha dimostrato il rapporto annuale dell’Istat mostrando una situazione paradossale: quelle leggi fatte per tutelare le madri sembrerebbero aver imboccato la strada opposta ed essere diventate dei lanciarazzi per catapultare fuori dal mondo del lavoro le donne. In modo particolare le madri.
Alessia Mosca, che ho intervistato con Flavia Perina con cui ha scritto un libro (Senza una donna, add editore), dice che la maternità è il vero ostacolo alla conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare. E aggiunge che quelle attuali sono politiche di risarcimento e
“Risarcire la maternità significa continuare a considerare le donne soggetto debole”.
E allora si tratta di “indebolire le tutele” per aprire il mercato del lavoro? Non è proprio così. Sia Alessia Mosca, deputata Pd, sia Flavia Perina, parlamentare Fli, sostengono che bisogna spostare l’attenzione dalle donne alla cura, come hanno già fatto in altri Paesi. Si tratta di rimettere in gioco l’organizzazione del lavoro e il ruolo di uomini e donne all’interno della famiglia.
Siamo disposte a rinunciare allo scettro della casa? E i mariti: quanti uomini sono disposti a perdere lo smalto della carriera? E quanti a cambiare ruolo anche rispetto ai loro amici per ricoprire a tutto campo un ruolo di cura, non limitandosi a fare i baby sitter dalle 18 alle 20, prima della pappa?
Alessia Mosca e Flavia Perina, pur avendo militanze politiche opposte, arrivano ad analisi comuni. Il fallimento della politica. “Ha fallito la politica che ha pensato a un welfare universale, non legato al lavoro”, dice Alessia Mosca, che oltre a essere co-promotrice della legge per le quote nei Cda, ha promosso la legge del congedo di paternità obbligatorio. “Ha fallito il sindacato che ha messo le maggiori resistenze alla flessibilità”. Mosca e Perina parlano di flessibilità di orari e di contratti. Attenzione a merito e qualità del lavoro più che al tempo. Anche loro sono sostenitrici, come diverse voci del mondo aziendale, che bisogna valorizzare talenti e obiettivi.
Lavorare per obiettivi è un concetto affascinate. E vincente?
Ve la sentite voi mamme o future mamme di mettere in gioco un caldo contratto faticosamente guadagnato per essere giudicate sugli “obiettivi” raggiunti?
E se il bimbo è a casa con la febbre, anche se è papà che ha preso il permesso per curarlo, la mamma riesce a mantenere la concentrazione sull’obiettivo?
davvero un segno di maturità e presa di coscienza popolare non c’è che dire.
Ci ispiriamo ai principi della ….. con l’obiettivo di arricchire il rapporto azienda-collaboratori, promuovere l’azienda come interlocutore attento e sensibile alle esigenze delle sue persone, creare le condizioni giuste per avere maggior concentrazione al lavoro.
I collaboratori vengono stimolati e si sentono parte di un gruppo, partecipano attivamente alla vita aziendale mettendo a disposizione la propria creatività e concorrono all’incremento del successo dell’azienda. Provare per credere!