L'anno orribile della scuola, raccontato da due insegnanti-scrittori

dai pra

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IL RIASSUNTO migliore lo fa Jie, ultimo banco a sinistra: «Cos’è cambiato? In prima avevamo le ore di informatica, adesso non ce le abbiamo più». Terza D della scuola media Alberto Manzi di Roma, dove la bohème del quartiere Pigneto sfuma nel popolare Prenestino. Su sedici alunni sette figli di stranieri. Il ragazzino cinese con occhiali e capelli a spazzola colpisce e affonda con una frase sola la riforma Gelmini. Quella dei tagli agli insegnanti, dell’accorpamento delle classi, della scuola come impresa. Categoria-feticcio del berlusconismo, quest’ultima, punta di sfondamento del modulo educativo delle «tre I», con inglese e internet. Peccato che, tra gli 8 mila docenti fatti fuori quest’anno dalle elementari, metà siano proprio gli specialisti della lingua di Shakespeare. Quelli che dovevano attrezzare i nostri figli per la globalizzazione. Per loro non resta che andare a ripetizione dai compagni bangladesi, filippini o comunque anglofoni. Almeno sino a quando l’altra idea del ministro dell’Istruzione, mettere un tetto del 30 per cento agli immigrati nelle classi, non toglierà loro anche questa chance. Per quanto riguarda web, alfabetizzazione informatica e tutta l’enfasi sull’economia della conoscenza, rimandiamo alla felice sintesi del giovanissimo sino-italiano.

Scrivere dei problemi della scuola è un po’ come affrontare un tema dal titolo «brevi cenni sul mondo». Ci sono così tanti gradi, dall’asilo all’università, differenze geografiche, peculiarità e complicazioni d’ogni genere che qualsiasi prospettiva risulta arbitraria e parziale. La nostra ricognizione, prima di arrivare nella capitale, parte da Reggio Emilia. È qui che insegna il maestro Giuseppe Caliceti, autore del recentissimo Una scuola da rifare. La sua critica alla riforma non potrebbe essere più radicale. «Prima avevamo la scuola primaria migliore d’Europa» dice, «oggi è la tredicesima, stando all’Ocse». A sentir lui il ministro, tra bugie, mezze verità e cortine fumogene (il grembiule, il 7 in condotta, etc), avrebbe preparato il terreno per lo smantellamento. «Quando dice che gli insegnanti costano troppo non ricorda che da noi, a differenza degli altri Paesi, anche quelli di sostegno ricadono sul conto dell’Istruzione. E ciò falsa ogni confronto. Ha poi tolto soldi alle scuole pubbliche, aumentandoli alle private senza però ricordare che, sempre per l’Ocse, in media i loro studenti sono meno preparati degli altri. Alla faccia del merito...». Ciò che gli va giù meno di tutto, mentre parliamo in una libreria così bella e accogliente che sembra di stare in Scandinavia, è l’aver sperperato un patrimonio ideale, tra i pochi articoli culturali da esportazione rimasti. E per farmi capire meglio mi porta in visita a Reggio Children, la matrice di quegli asili d’eccellenza che nel ‘91 si erano guadagnati la copertina di Newsweek sulle «10 scuole migliori del mondo». Negli ex-stabilimenti dei formaggi Locatelli, oltre alle aule di varie classi delle materne, ci sono mostre e seminari su quella «pedagogia popolare» che dappertutto ci invidiano. È un giorno come un altro e in pellegrinaggio c’è una comitiva di spagnoli e una di rumeni. Ogni anno passano di qui circa 20 mila persone, «una delle fonti di turismo più significative della città» ricorda l’organizzatrice Sara Annigoni che si inorgoglisce per la collaborazione con Harvard e si deprime per i più rari rapporti con gli atenei italiani. Spiega: «Nelle nostre classi ci sono due docenti e un atelierista, che si occupa delle materie espressive, dalla pittura alla videoarte. Oltre a pedagogisti a turno». È qui che Caliceti voleva arrivare: «Mentre le migliori università americane vengono a ispirarsi a quel filone che va da Don Milani a Gianni Rodari a Loris Malaguzzi, che ci hanno insegnato a mettere la scuola al centro della società e il bambino al centro della scuola, noi adottiamo il modello anglosassone, con i test Invalsi, le crocette, gli insegnanti-manager. Andiamo verso quelle charter school, private finanziate dal pubblico, che si sono rivelate una catastrofe per stessa ammissione del sindaco di New York che le aveva volute. È una follia! E non dica il governo che tutto l’occidente taglia perché la scure dell’America di Obama e della Germania della Merkel si è abbattuta su ogni settore tranne l’istruzione. Mentre noi abbiamo preferito aumentare il bilancio della Difesa. È sempre questione di scelte».

Le nostre ce le ricorda, documenti alla mano, il segretario generale della Flc Cgil Mimmo Pantaleo: «Intanto il Documento di economia e finanza 2011 prevede la diminuzione della spesa per l’istruzione dal 4,5% al 3,2% del Pil, entro il 2040. E siamo già ampiamente sotto alla media Ocse, intorno al 5,7%. Mentre si tagliano i fondi per la scuola pubblica (8 miliardi in tre anni, e 1,5 all’Università), quelli per le private rimangono inalterati. Anzi, Berlusconi ha lasciato intendere di voler concedere buoni anche per le paritarie». Conferma Emanuele Barbieri, che fu capo dipartimento del Ministero della pubblica istruzione nell’ultimo governo Prodi: «Nel decreto legge 112/2008 hanno previsto il taglio di 87.341 insegnanti e 44.500 unità di personale tecnico ausiliario e amministrativo. Gente che va in pensione o contratti in scadenza che non vengono rimpiazzati. A fronte dell’aumento, nello stesso periodo, di 66.440 studenti». Le conclusioni le tira Mario Ambel, direttore della rivista Insegnare del Centro iniziativa democratica insegnanti: «Il taglio delle risorse significa la totale abolizione delle compresenze (due insegnanti insieme), la riduzione delle ore di lezione e grandi disagi nella mancanza del sostegno. Si torna a un’idea di scuola tradizionale, ma non più utile, che una volta riassumevamo con lo slogan “Un insegnante, una classe, una materia, un’ora”. Invece oggi servirebbero attività laboratoriali, lavori di gruppo e un’attenzione completamente diversa». Esattamente come succede a Reggio Children per le materne e, da poco, anche come sperimentazione in alcune classi elementari. Caliceti non si capacita: «Perché poi, al di là di tante chiacchiere, l’indicatore di qualità più efficace è quello del rapporto tra insegnanti e alunni. Più basso è, migliore è la scuola».

Con questa bussola torniamo a Roma. A guidarci qui è Silvia dai Pra’, autrice di Quelli che però è lo stesso, ironico ritratto di gruppo scolastico con precaria (lei stessa), sullo sfondo di un’Ostia pasolinianamente degradata e fascistamente trash. «Ho un dottorato e la scuola di specializzazione per insegnare. Nel 2008 mi hanno chiamata per un contratto annuale a ottobre. Nel 2009 a novembre. Nel 2010 niente: con i tagli non ci sono più soldi per rapporti lunghi, solo supplenze. Così faccio delle ore al Pigneto, altre in una media di Centocelle e altre ancora in una ragioneria all’Anagnina. Ma non mi lamento dei miei 850 euro perché nelle mie condizioni ci sono anche cinquantenni con famiglia. Grazie Gelmini!». Caliceti, dopo 25 anni di ruolo, di euro ne prende 1500: la metà, giura, d’un collega tedesco. Con questi adolescenti la professoressa trentenne fa «approfondimento» di italiano, con lettura guidata dei giornali e facendoli ragionare di discriminazione su un blog. Nei due pomeriggi alla settimana sopravvissuti ai tagli. «Con un così sistematico ricorso ai precari tanti studenti non hanno alcuna garanzia di continuità educativa. Nel senso che ogni anno possono cambiare insegnante. Senza considerare il messaggio che si dà loro, ovvero che studiare non serve granché se produce adulti senza stabilità economica né professionale». Loro, da grandi, vogliono aprire un garage, fare il grafico pubblicitario, il pilota d’aerei e il poliziotto della scientifica. La terza D, però, non ha problemi di sovraffollamento. Altrove la dieta Gelmini ha fatto ingrassare le classi: «Dai 20-25 di quando ho iniziato sino alle punte di 33 di oggi. D’altronde se tagli i docenti e vuoi coprire gli stessi ragazzi con quella copertina più corta devi chiedere loro di stringersi. Però a quel punto se qualcuno rimane indietro non c’è più il secondo docente a rallentare per lui. In un Paese che già aveva un tasso di dispersione scolastica altissimo». Il ministro, strenua sostenitrice del merito nonostante l’esame da avvocato in trasferta, preferisce celebrare il ritorno alle bocciature come prova ontologica di una ritrovata serietà. Neppure al conservatorissimo George W. Bush, mentre firmava il No Child Left Behind Act, sfuggiva l’importanza di non lasciare indietro gli studenti meno attrezzati. Per non dire della Costituzione, foglio strapazzato ma ancora in vigore, che all’articolo 3 ricorda come sia «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale» che «impediscono il pieno sviluppo della persona umana». La scuola, concordano Dai Pra’, Caliceti e ogni loro collega di buon senso, è lì per quello. Servono le «tre I» e tutte le altre lettere di un moderno abbecedario che solo docenti numerosi, rispettati e motivati possono insegnare.

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75 commenti

  • Dividere per governare. Far lottare i poveri per un bricciolo del pane. Questa è una strategia per "rimodulare" la popolazione.

    Quest'anno ho ultimato (con il merito) quello che all'estero si chiama "late Ph.D.", professionista che lavora da anni, paga le tasse universitari e studia. Ho iniziato 3 anni fa ante Gelmini. Ora il ben noto Decreto ha eliminato la mia chance di ogni carriera universitaria. Posso restare nel privato, posso emigrare all'estero, ma non c'è posto per me nel pubblico, il che vuol dire che le figure come me allo Stato non servono più.

    Il figlio maggiore ha frequentato una classe a maggioranza italiana, il più piccolo si è trovato nel contesto diverso. Conosco più lingue ed ho due professioni, posso insegnare ai miei figli e lo sto facendo, ma forse sono una minoranza?

    Per fortuna gli insegnanti nelle scuole fanno ancora il loro dovere, ma vale la pena investire nelle tasse universitari per trovarmi dopo 5 anni con 2 disoccupati o precari in casa?

    Le tasse del POLI sono circa 2.500 euro all'anno. In 5 anni per 2 studenti ci vogliono 25.000 euro. All'estero, in un paese europeo dove lo studio è gratuito, lo stipendio di un giovane ingegnere parte da 4.900 euro al mese.

    Devo accompagnare i miei figli all'estero o restare in Italia? Un domani lo faremo in massa?

  • Per Dona: come fa a essere cosi' certa che, se la scuola in Italia ora va male e' colpa dei maestri e che, se un genitore va a protestare, la colpa e' ancora e sempre del maestro? la mia impressione e' che i genitori hanno scoperto che ora il maestro e' incolpabile, che sia giusto o no: e la cosa la sfruttano, punto e basta. Perche'? mah, semplicemente perche' nessuno lo difende.
    Di maestri e professori di scuola superiore italiani ne conosco diversi (e pare bravi). Da quello che dicono, il piu' grande cambiamento degli ultimi dieci, quindici anni e' proprio che nessuno, ne' genitori ne' alunni, ti riconosce alcuna autorita', ne' ti tratta con rispetto. E si tratta di gente che il suo lavoro lo fa molto bene, come uno si aspetterebbe da un maestro "dei vecchi tempi"; e pure in qualche caso di gente che lavora nelle celebrate (un tempo) scuole reggiane.
    Semplicemente, vengono trattati dai genitori -e di conseguenza dagli alunni- come gli ultimi della societa', cosa che qualche anno fa non avveniva. Che e' cambiato? e' tutta colpa loro? ed e' tutta colpa individuale? scommettiamo che se uno dei suoi insegnanti finlandesi venisse messo a insegnare in una scuola del Nord Italia, verrebbe trattato dai genitori allo stesso modo?

  • Barbara B, sugli insegnanti strapagati.
    Sono un insegnante delle superiori. Lavoro cinque giorni alla settimana, come tuttii dipendenti del privato. Il giorno libero ce l'hanno anche i dipendenti nel privato: è il sabato. Io il sabato lavoro, sto a casa il lunedì. C'è differenza?
    E' vero: ho un orario - di lezione, nonn di lavoro- di 18 ore, più una di ricevimento genitori. Si suppone che ad ogni ora di lezione corrisponda un'ora di lavoro fuori lezione: per la preparazione, la correzione dei compiti, i registri, ecc. Faccio sette compiti scritti al mese, su varie classi: un totale in media di 175 compiti scritti al mese. Mi pare che i conti tornino. L'unico vantaggio è che posso organizzarmi quel lavoro come voglio: niente cartellino, i compiti e le lezioni le preparo a casa. Anche perchè, il pomeriggio la scuola chiude perchè non ci sono abbastanza bidelli per tenerla aperta, e lavorare il 70 docenti su un unico tavolo sarebbe fastidioso...

    Dimenticavo. La mia busta paga è di 1500 euro al mese. Non mi lamento, ma strapagato mi pare un pò troppo.

  • Buongiorno...e´interessare sapere che non avete pubblicato il mio messaggio e che in questa maniera passino delle informazioni del tutto sbagliate riguardo alla Finlandia, il paese dove vivo e dove sono orgogliosa di averne preso anche la cittadinanza. Purtroppo mi accorgo che in Italia oltre ai numerosi problemi esistenti non vi e´neanche piu´liberta´di parola. Complimenti!

  • "Non è colpa di nessuno", tutti tedeschi? La responsabilità (quello di colpa è un concetto teologico: impara a parlare correttamente, ingegnere CUN LAUDE) è di ignoranti e presuntuosi come te, che aderendo inconsapevolmente al mainstream televisivo (ti piaceva Drive In e pornofilo represso?), hanno cominciato ad attaccare la cultura e i docenti, favorendo l'attacco feroce e violento contro la scuola.
    Se io entrassi nella tua azienda senza saperne nulla e cominciassi a dire: "Quello deve essere spostato lì; il magazzino va organizzato diversamente; l'operaio X è inefficiente" quale credibilità potrei avere? Ebbene tu e tutti quelli come te entrano nella scuola legittimati solo dalla loro stolta arroganza e si permettono di giudicare, parlare, ipotizzare.
    Cerca di far bene il tuo lavoro e spera che non arrivi la Finanza a verificare i tuoi conti, sicuramente falsi e frutto di evasione fiscale.

  • Caro Stefano M. dlle 15h42, allora vogliamo proprio far passare gli altri per tonti? Suvvia, lavorate anche il sabato, e quante ore? Ah sì, alle 18 ore aggiungete quelle del ricevimento.... e perché non ci mette le ore che fa a casa a correggere i compiti, magari curandosi i figli e buttando un occhio alla TV? Così potrebbe dire di sforare le 50 ore settimanali.... Ma basta prenderci in giro, specie con chi per anni è stato insegnante. E le assicuro che anche negli uffici c'è gente che ha studiato anni; molti con un Phd, che guarda caso non conta nulla nei punteggi della qualificatissima scuola italiana. Anzi, questi fortunatissimi lavoratori del privato a differenza dei poveri insegnanti non possono permettersi di adagiarsi, spalleggiati dalla corporazione e da un sindacato che pensa a tutto. Non c'è nulla da fare, fin che gente come Stefano M. (e quelli come lui) insisterà su queste posizioni non ci potrà essere nessuna spinta riformatrice: la scuola rimarrà un grande carrozzone, dove i migliori - e ce ne sono - saranno sempre zavorrati dai furbacchioni. Si faccia un mesetto nel privato, caro Stefano, altro che aria condizionata che a scuola vi sognate, e poi ne riparliamo. D'altro canto, lo ripeto: chissà perché mai tutta questa corsa a diventare insegnanti, assisi nel pubblico? O forse Stefano non vorrà dirmi che quella dell'insegnante è una missione, mentre quel che fa il lavoratore privato è un banalissima occupazione (che serve però a pagare certi stipendi, guarda caso)? Siamo un paese di missionari caro Stefano, che voglion far del bene agli altri (non a se stessi, of course)...

  • Chi si riempe la bocca con le Prove Invalsi, dovrebbe andarle a guardare nel sito dell'Invalsi e giudicarle. Sono nozionistiche ed di stampo anglosassone.Domande a scelta multipla, fatte apposta per mettere in difficoltà gli alunni con un linguaggio difficile per un alunno di quinta ( mi riferisco alla Scuola Primaria).Per la Prova di Italiano c'era un brano di Benni e un articolo scientifico di un giornale, non di immediata comprensione per un alunno diciamo di livello medio. Mi chiedo se tutto questo non sia studiato a tavolino. Perchè non prendere dei brani di lettura da un normale libro adatto alla Scuola Primaria?Documentiamoci prima di parlare, per favore!

  • La conoscenza e´ ignoranza...questo scriveva Orwell nel suo 1984. Per ogni regime che si rispetti l´ignoranza rende piu´facile la vita, la mancanza del bagaglio culturale rende nudi e muti avendo perso pure la capacita´di ragionare. Pensateci oltre duemila anni fa gia´ si insegnava logica e retorica...oggi ormai si apprende la 'televisidiotica` ma ricordate:

    L´italia tornera ad essere un paese meraviglioso (P.Borsellino)

  • come non essere d'accordo con Laura....Olanda, la mia amica Truss 6000 euro mensili e tre giorni alla settimana...insegna teatro in inglese!!! prepara i testi durante le vacanze di Carnevale 3 week, finisce fine giugno e ricomincia metà agosto, nei giorni in cui lavora entra alle 8 e finisce alle 5...solo tre giorni ma 6000 euro!!!! Quale insegnante italiano non ci starebbe...ho due figli sono sola a tirarli avanti a 1400 euro e dopo 20 anni di preruolo finalmente a 49 anni sono entrata nel giro dei fortunati...comincio il corso che dovrebbe essere bellissimo al 4 maggio...50 crediti, 10 tesine più esame finale a metà giugno(una più o meno buffonata). Insegno la seconda lingua comunitaria in una secondaria di primo grado vicino a Brescia...un mix di culture e 18 ore frontali...9 classi...tre terze...ragazzi da sostegno che non lo hanno per questioni economiche, tribunale dei minori che ... mah ...che dire ci credo ancora e do ogni giorno il meglio di me perché ognuno di loro è importante ma si lavora davvero faticosamente!L'Italia non crede nella cultura e penso seriamente che in Europa fuori dai confini si viva in un altro mondo...un mondo in cui quando dici che insegni e non che sei medico, architetto, avvocato...ti stimano proprio perché ti danno i loro figli da ISTRUIRE e da amare.

  • Lavoro dal 2002 come insegnante nella scuola primaria, guadagno circa 1200 euro al mese e, lavorando fuori sede, spendo metà dello stipendio per affitto e utenze, mentre quello che avanza mi basta appena per soddisfare i miei bisogni primari, dato che devo anche pagare parecchio di benzina per raggiungere in auto la scuola in cui lavoro. Non dimentichiamo poi che, a scadenze fisse, dell'auto bisogna pagare anche bollo e asicurazione! Acquisti per abiti e scarpe ne posso fare solo una o due volte all'anno e se ho bisogno di visite specialistiche arrivare a fine mese per me è davvero un problema. Ho vissuto per alcuni anni in Germania, lì l'affitto non è così alto, anzi, lo stesso si può dire per le tariffe di acqua e luce. Sappiate che in Germania i riscaldamenti vengono alimentati elettricamente e cominciano ad essere attivati già a settembre! Vi assicuro, 1200 euro al mese sono una miseria per chi, come ha scritto più su la collega Laura (post del 27 maggio 2011 alle 17:58) trascorre molte ore del proprio tempo libero a correggere gli elaborati svolti dagli alunni ed è tenuto ad acquistare, a proprie spese, materiale utile per tenersi aggiornato e per preparare le lezioni da tenere in classe.
    Poi, per favore, smettetela di ritenerci gli intrattenitori e le balie dei vostri pargoli quando non sapete a chi lasciarli! Mia madre, insegnante anche lei, quando aveva impegni di lavoro mi lasciava con la tata e doveva mettere mano al portafogli, fateci un pensierino anche voi ogni tanto, basta con questi modi di fare da accattoni!

  • una sola risposta a Barbara B. se ha fatto tre anni di supplenza cole lei ha descritto non ha fatto che "rubare" lo stipendio in quanto non era capace di lavorare nel settore dell'istruzione. Sul resto che dice credo che basti leggere quello che scrivono gli altri che hanno commentato l'articolo. dico a Barbara che se lei ha guadagnato nel passare al lavoro privato, la scuola ha guadagnato nel perdere un elemento che non era in grado di insegnare perchè priva di competenze e motivazioni!

  • Onore alla prof.ssa Maria Paola Mamusi (commento del 27 maggio), che ha detto, senza cedere a tentazioni di difesa corporativa (cosa rarissima in Italia e quindi di per sè apprezzabilissima), come stanno le cose realmente (sono marito di un'insegnante, la quale mi racconta le stesse identiche cose di Maria Paola). Interessante anche la sua proposta, nella parte finale del commento: potrebbe funzionare, ma forse solo in un contesto generale diverso, che non fosse fatto di una società sfilacciata e corrotta nel senso più ampio dei termini. Quella società che ci ha portato - tra l'altro - alla situazione finanziaria che viviamo, la quale ormai impone tagli massicci, che la pochezza della politica e la mancanza di coesione sociale non riescono a rendere razionali, finendo per erodere i traguardi raggiunti senza creare le premesse per ottenerne di nuovi, facendo tesoro degli errori commessi. Ripeto: tanto di cappello alla prof.ssa Mamusi, unica a brillare in un panorama di commenti mediocri, fortemente indicativi del qualunquismo e dell'ignoranza ormai tipico dell'italiano medio (forse esagero, ma molti interventi mi hanno dato molto di scontro da reality televisivo, ma questo sarebbe altro discorso). Cordialità.

  • Per Dona dalla Finlandia: le conclusioni a cui arrivi non tengono conto delle premesse, e chiarisco.
    Nessun insegnante "regala promozioni a chi non le merita" e basta, piuttosto i nostri insegnanti in troppi casi si rendono conto che i loro alunni, specie quelli con maggiori problemi, non hanno nessuna possibilità di essere adeguatamente supportati da una scuola che, a differenza di quella finlandese che tu descrivi, non ha psicologi, non ha sufficienti insegnanti di sostegno, non ha attrezzature adeguate ed ora neppure insegnanti in numero dignitoso per seguire i loro ragazzi ed aiutarli quando sono in difficoltà. Le insufficienze, cara Dona, spesso non sono frutto di "asineria", anche perchè i ragazzi asini non esistono, sono invece frutto di demotivazione spesso indotta dalla impossibilità di adeguarsi alle richieste senza opportuno aiuto da parte della scuola. La quale esiste proprio per questo. Se fosse suo compito catalogare gli asini ed i geni, basterebbero le videoconferenze, non ti pare? Probabilmente anche tuo figlio e quei ragazzini finlandesi che sanno così bene Inglese e Internet lo devono alla scuola efficiente e "ricca" di sostegni didattici che frequentano, non solo alla loro volontà e senso del dovere. Sai, ragazzini come quelli che frequenta tuo figlio ci sono anche da noi, e sono tanti. Se a volte parliamo degli altri, degli sfortunati lasciati indietro, è perchè vorremmo che non fosse così e sappiamo che potrebbe non esserlo. Se poi vogliamo dire che i nostri insegnanti potrebbero ed a parer mio dovrebbero lavorare di più, essere più presenti nella scuola con i ragazzi, essere più coinvolti nella gestione delle attività, essere tenuti all'aggiornamento e, soprattutto, essere controllati e valutati ogni anno in base al lavoro svolto ed ai risultati raggiunti, sono d'accordo. Penso lo siano anche tanti colleghi che si rendono conto della realtà. Il problema è che non c'è, da parte del Governo, alcuna volontà di definire questi aspetti, perchè la scuola la si vuol lasciare inefficiente e poco stimolante.

  • Per Giacomo Zaino

    Salve. Sono un docente, abito in Germania. Quanto si dice nell'articolo è vero. Il riferimento a presunte "comunità locali" non giustifica nulla. Gli stipendi dei docenti scolastici in Italia sono una vergogna. Punto. Che qualcuno riesca a parlare della professione di insegnante come "privilegio" è un'altra vergogna. E' scoraggiante leggere un simile commento. A quanto pare il problema non sta nei governanti, sta nel popolo. Che è più berlusconiano di Berlusconi, anche a sinistra.

  • ..in ogni caso, questi commenti sono scoraggianti. A quanto pare il vero problema della scuola non sta nel governo, ma nel popolo italiano. Continuate così: uno, cento, mille, 56 milioni di piccoli Berlusconi. E di piccole Gelmini. E questo sarebbe il paese della "Cultura"? Che schifo...

  • Non dobbiamo stupirci se la scuola italiana, nel suo complesso, è stata demolita dalle fondamenta e sacrificata, da on ottuso ministro dell'economia che si permette di dire che con la cultura non si mangia.Dove volete che porti un'intelligenza così illluminata? Dove volete che ci porti la pedagogia illuminata della ministra GELMINI? Suvvia rendiamoci conto che quello che ci è rimasto è anche troppo e che l'unica soluzione è mandare a casa questi ignoranti che hanno ridotto l'italia ad essere la larva di se stessa.Le intelligenze ci sono,diamoci da fare!

  • ..in ogni caso, questi commenti sono scoraggianti. A quanto pare il vero problema della scuola non sta nel governo, ma nel popolo italiano. Continuate così: uno, cento, mille, 56 milioni di piccoli Berlusconi. E di piccole Gelmini. E questo sarebbe il paese della “Cultura”?

  • @francesca
    confermo. Tu non sai la serenita' che puo' dare ad una famiglia portare i propri figli a l'ecole ed affidarli a professionisti capaci e creativi, soprattutto provendo dalla scuola italiana con mancanza di mezzi, insegnanti menefreghisti, nessuna regola, genitori impossibili da mettere d'accordo.
    Gli stipendi sono migliori ma non mancano problemi nella scuola francese tanto che J. Attali "les sens des choses" parla di proletarizzazione della professione un cui sicuro sintomo e' l'appannaggio quasi esclusivo della professione da parte delle donne (in Italia donne e del sud).

  • l'unico conforto è la (quasi)certezza che il prossimo sarà l'ultimo.Avro' finalmente 60 anni e 38 di servizio valutabile.Per dieci di questi il ministero mi ha "rubato" circa 70 Euro al mese,congelandomi amministrativamente, non per mia scelta,in un ruolo inferiore pur con i doveri del superiore....andro'in pensione con meno soldi..pur avendo lavorato come tutti.Per questo lavoro,una laurea quinquennale,4 concorsi a cattedra superati studiando la notte,(gia' padre e lavoratore )con circa 30 ore di prove scritte,più gli orali,lo stress,il fegato scoppiato...e comunque fortunato.MA UNA FORTUNA ABBONDANTEMENTE SUDATA.Dove erano gli altri sfortunati lavoratori mentre mi spaccavo gli occhi ed altri organi...... forse a ballare? o a cazzeggiare al bar? o dormire? quello stipendio "fortunato" mi permette appena la sopravvivenza che invidia i costosi cellulari degli allievi,anche se molte colleghe cosiddette "single" con casa ereditata lo ritengono sufficiente....hanno forse solo gatti a cu badare.

  • Ciò che Berlusconi,Bossi e la Gelmini(che laurea!)non vogliono capire e che la stragrande maggioranza degli italiani vogliono una scuola che funzioni perchè per loro ed i loro figli la cultura,se non Italia è un bene ed una ricchezza.Capisco che per loro non è così perchè i figli di Berlusconi sono stati nelle scuole private e poi avevano già assicurato posti nelle aziende"inventate" del padre,per il Bossi è sufficiente la cultura dell'osteria e per suo figlio andava o non andava a scuola il risultato è sempre che "un trota era ed un trota è rimasto,era inutile visto che per il solo esame di maturità l'ha dovuto ripetere tre volte(più di tanto non si può,viene concesso)e poi già era pronto un posto da 10.000€ mensili,l'elezione a consigliere regionale e quindi a che pro la scuola;la Gelmini per la laurea si è arrangiata con esami in Università al sud e poco conta se la grammatica non è il suo forte perchè sta provvedendo con l sue leggi a che non venga più insegnata e quindi tra qualche anno non si noteranno più le differenze.La SCUOLA ITALIANA,quella di alcuni anni fa non esiste più la stanno facendo fallire come la loro dignità,per limitarla a quella che è la loro cultura e preparzione professionale.

  • Tutto quello che abbiamo nella scuola lo meritiamo.
    Se il giorno delle nomine tutti noi, TUTTI dicessimo..." è per il ruolo,no, no davvero allora scusate lavorate voi da precari apritevela da soli la scuola ".
    perdiamo un anno di stipendio, ma alla fine o trattate o morite, non è più tempo di discutere AGIRE O MORIRE.

  • Io ho terminato il PhD nel 2007, ho sempre saputo che per me non c'erano possibilità nel pubblico. E' sempre stato così. Almeno da metà degli anni ottanta. Così subito ho cominciato a lavorare nel privato. Adesso grazie alla Gelmini e a Tremonti, sto prendendo lavori ovunque, nella ricerca scientifica pubblica e privata, non so più dove spartirmi e sono nel forte imbarazzo di dovere dire di no a molte opportunità di lavoro. Da quando sono cominciati i tagli si è finito di infornare i raccomandati e si comincia a creare spazio solo ed esclusivamente per chi ha fatto delle vere esperienze di lavoro e di ricerca e non per i figli di... che mettevano i nomi su lavori mai visti.
    Spero proprio che la crisi continui e con essa i tagli...

  • per Franco e Zorro: Quello che mi rattrista molto della scuola italiana e´l´ingiustizia sociale. Dovrebbero esistere solo scuole pubbliche come qui in Finlandia, tutte gratuite e con accesso a tutti..a poveri e ricchi. Tutti dovrebbero avere la possibilita´di imparare apprescindere dal ceto sociale a cui si appartiene.I bambini sono il nostro futuro e a loro noi affidiamo le nostre speranze e i nostri sogni e la possibilita´di avere un futuro ricco di soddisfazioni dove non emerge il piu´furbo o quello che va avanti perche´e´figlio di ....La Finlandia e´priva di corruzione e si va avanti per i propri meriti e questi valori, la giustizia, l´onesta´, il rispetto nei confronti degli altri viene insegnato sin da piccoli dalle famiglie ma anche dalla scuola. Solo in Finlandia ho visto nelle scuole bambini educati entrate ordinatamente in fila in classe...non fare rumore durante le lezioni..rispettare i propri compagni e le maestre. Avendo nipoti in Italia che fanno le elementari e le medie vedo che purtroppo non accade la stessa cosa...mia nipote aveva 4 in tre materie e l´hanno comunque promossa in 3 media. E´pazzesco..non si ´possono fare sconti di pena sulla pelle dei nostri ragazzi. Ma mi sono resa conto che in Italia a molti genitori non interessa se il figlio conosca la materia ma che venga comunque promosso. E´allucinante...la rovina della scuola italiana sono anche i genitori che non accettano che i figli vengano bocciati..e´semplicemente assurdo! Comunque io ho fatto il liceo e l´Universita´in Italia 20 anni fa´e la scuola non era cosi...ora davvero le regalano le promozioni. E´davvero triste. Qui in Finlandia gli insegnanti sono speciali...insegnano ai ragazzi tante cose anche giocando,,le scuole sono dotate anche di falegnameria dove i ragazzi costruiscono con le loro mani le sedie, i tavoli etc,,,l´insegnante di mio figlio suona sempre il pianoforte che hanno in classe quando iniziano la giornata...e´facile insegnare in queste classi di massimo 20 ragazzi(in quella di mio figlio sono in 12) che seguono senza far rumore e chiasso le direttive della maestra. Ci sono regole molto severe per chi non le segue..anche l´ espulsione definitiva dalla scuola se si prende in giro un compagno o se si risponde male alla maestra. I maestri qui guadagnano bene..2500-3000 euro netti e anche piu´e lavorano in un modo molto rilassato e autonomo.Sono sempre felici e sorridenti. Sono liberi di scegliere cosa far studiare ai ragazzi...e i ragazzi qui imparano bene e molto velocemente senza che i maestri li riempiano di compiti da fare..non esistono compiti durante il weekend o durante le vacanze perche´i ragazzi hanno diritto di riposare e svagarsi e non passare l´estate piegati su macigni di libri.Che poi non serve a niente..Mi rendo conto che quando parlo del sistema scolastico finlandese e´come se parlassi della luna...ma a volte sogno che anche in Italia potrebbe essere cosi se solo tutti lo volessimo.

  • Rimango sempre avvilito nel constatare il clima da stadio che si crea immancabilente in simili discussioni. Sono un abilitato ssis (per chi sa cosa vuol dire; per chi no, un professore precario) che lavora come impiegato in uno studio privato: so cosa vuol dire fare l'impiegato e il docente, e mi spiace leggere commenti inaccattabil da una parte e dall'altra.

  • Vorrei aggiungere la mia alle tante storie incoraggianti che ho letto. Vicenza. Quattro anni fa iscrivo la mia bambina a scuola. 18 compagni, tre maestre specializzate, due pomeriggi, informatica fra le materie. Quest'anno iscrivo alla stessa scuola la sorellina. 26 compagni, una sola maestra (a parte religione), un solo pomeriggio (di una sola ora), niente informatica né arte. La palestra, alluvionata il I novembre 2010, è tuttora inagibile: pare faranno un'ora di motoria ogni 15 giorni, non si sa dove. Eppure mi pare di pagare le stesse tasse di 4 anni fa, forse più. Accendo la tv e sento sul TG 2 che il tempo pieno è aumentato, e hanno messo in ruolo un'infinità di insegnanti. Forse sta parlando di un altro Stato. O forse non era il TG, era La grande Storia in diretta, una storia di tanti anni fa.