Sistemi idrici: “dobbiamo preparare ingegneri pronti ad affrontare nuove sfide”

C’è un nuovo corso che è partito nell’anno accademico 2021/2022 nell’ambito della Laurea Magistrale in Ingegneria per l’ambiente e per il territorio, in particolare dell’indirizzo Energia ed ambiente. Si chiama Idraulica per l’efficienza dei sistemi idrici ed è affidato al prof. Armando Carravetta, titolare anche dell’insegnamento di Idraulica nell’ambito del Corso di Laurea in Ingegneria civile. “Quando parliamo di efficienza dei sistemi idrici – spiega il docente – facciamo riferimento a tre aspetti legati l’uno con l’altro. Il primo è quello delle perdite idriche che rappresentano una perdita di risorsa e sottraggono acqua che potrebbe essere impiegata anche per altri scopi, ad esempio per uso agricolo ed industriale. Il secondo è lo spreco energetico. Spesso per trasportare acqua nei centri urbani utilizziamo impianti di sollevamento e forniamo ad essi energia. Se una parte dell’acqua che muoviamo tramite questi impianti va perduta, avremo sprecato anche l’energia utilizzata per far funzionare gli impianti ed avremo inquinato inutilmente, perché produrre energia ha sempre un certo impatto ambientale, senza alcuno scopo. Il terzo aspetto è la manutenzione delle reti. Sono vecchie, hanno grosse perdite e richiedono molta manutenzione. Il problema è generalizzato, non solo italiano. Siamo in un progetto europeo per l’area atlantica e devo dire che anche in altri territori ci sono grosse perdite. L’infrastruttura idraulica è molto delicata e spesso da noi non si sono fatti interventi di sostituzione ed ammodernamento. È anche poco controllata perché servono campagne di monitoraggio specifiche. Non sono impianti, per così dire, a vista”. La questione, prosegue il prof. Carravetta, è di grande attualità. “Sicurezza delle infrastrutture idriche, efficienza energetica e riduzione delle perdite – sottolinea – sono alcune delle priorità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finanziato dall’Unione Europea. La quale, d’altronde, da tempo ha emanato direttive per rendere più efficienti le macchine idrauliche. È stata effettuata una ricognizione delle macchine sul mercato e sono stati fissati nuovi limiti di efficienza minima. Le più efficienti sono quelle che, a pari caratteristiche, consumano meno energie. Si è visto però che la strategia più efficiente per risparmiare energia è la corretta installazione della macchina nel sistema, che riduce la pressione idrica e risparmia acqua. Il collegamento tra acqua ed energia è che meglio gestisco la rete, minori saranno le dispersioni idriche e le inefficienze”. Servono interventi e risorse perché, ricorda il docente, “le nostre reti sono state progettate cinquanta, sessanta o settanta anni fa. Poi ci sono stati vari interventi. Oggi è una sovrapposizione di tubi che raggiunge lo scopo, garantire l’approvvigionamento idrico alle case, ma non è una rete creata per essere efficiente. Bisogna che si ripensi a tutto il sistema fino all’utente finale per essere più parsimoniosi in termini di risorse naturali Per questo nasce questo nuovo indirizzo e corso, dall’idea che dobbiamo preparare ingegneri ad affrontare nuove sfide e a spendere razionalmente i soldi che metterà l’Europa per ripensare la gestione e la progettazione delle reti. Bisogna dire cose nuove agli studenti trasferendo loro le competenze utilizzabili sul mondo del lavoro. Per un’alchimia ci troviamo ad avere ingredienti buoni: abbiamo esperienza e siamo riconosciuti dai gestori, si è arrivati alla consapevolezza della necessità tramite piani nazionali ed europei di andare ad una gestione più parsimoniosa delle risorse e gli ingegneri che andiamo a formare sono pronti a queste sfide”. La Federico II, peraltro, non parte da zero. Già come Cesma (Centro Servizi metrologici e tecnologici avanzati) “abbiamo un laboratorio che ha numerose convenzioni con gestori come Gori perché lavoriamo da anni sull’efficienza di nuove macchine progettate sulla base di eco design, sulla rete che ci sta a valle e sull’intero sistema”.
Tema non meno importante che riguarda il ciclo idrico è quello della separazione delle acque bianche da quelle nere, dagli scarichi fognari. In Italia oggi per lo più questa separazione manca e se ne vedono le conseguenze durante gli acquazzoni. Per evitare danni alle tubature, entrano in azione gli sfioratoi di troppo pieno che riversano nei canali idrici ed in mare anche una parte delle acque di fogna. Quando accade in estate, i danni possono essere notevoli anche sotto il profilo dell’immagine delle località turistiche, perché possono scattare divieti temporanei di balneazione. “Stanno aumentando gli eventi meteorologici estremi – ricorda il prof. Carravetta – ed è evidente che le reti fognarie miste mostrano i loro limiti. È probabile che servirà una rete separata e questo potrebbe portare anche ad una modifica della gestione della rete delle acque nere. Una rete separata consente di gestire meglio acque bianche e nere. I costi, però, sono molto alti e in certe zone non è semplicissimo effettuare gli interventi. In prospettiva,  certamente è un obiettivo verso il quale bisognerà tendere ed anche da questo punto di vista  le competenze scientifiche della Federico II potranno garantire un aiuto ed un sostegno ai progetti che saranno messi in campo”.
 
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