Facciamo pace con le parole

di Assunta Corbo
Le parole

«Ma sì dai, non badare alle parole, hai capito no?» Eh no, non è così che funziona. Le parole non si buttano mica sul tavolo a caso. Hanno un’anima e si uniscono ad altre generando il contenuto. Sono gli altri a non capire? O siamo noi a non aver comunicato bene?

Proviamo a considerare le parole come una sorta di moneta di scambio che noi esseri umani abbiamo il privilegio di utilizzare. Possiamo decidere di impiegarle con una certa incoscienza oppure riflettendo con attenzione sull’effetto che possono avere sugli eventi e sulle relazioni con altri esseri umani. Le parole sono uno strumento potente che ci consente di costruire un contenuto ogni volta che le utilizziamo.

Costruiscono. Una in fila all’altra danno vita a un messaggio. E non importa lo strumento che viene utilizzato per diffonderlo, l’impatto è sempre un elemento da tenere sotto controllo. E le sfumature, in questo caso, ci aiutano a essere efficaci ed empatici ogni volta che scegliamo di condividere un pensiero. O anche di non esserlo.

Perché sai, a volte le parole hanno due significati” canta Robert Plant in “Starway to heaven” uno dei pezzi più amati dei Led Zeppelin. No, niente scuse, non è una peculiarità della lingua inglese. E, con buona pace di Robert, probabilmente i significati sono anche di più. Accade anche nel nostro italiano se le parole si associano ad altre. Grazie a esse e al significato che portano con sé ci si innamora, ci si spaventa, si decide di agire, ci si sente rassicurati, si impara, si odia e si molla.

Dovremmo forse smettere di pensare che le nostre parole non abbiano valore. Perché ne hanno. E anche tanto. Ne hanno così tanto da poter innescare dei percorsi emotivi in chi ci legge o ascolta, possono far riaffiorare ricordi, talenti e percezioni. Non usiamole in modo frivolo e superficiale. Cominciamo a ragionare sulle parole che utilizziamo nella nostra comunicazione quotidiana: sui social, nelle relazioni offline.

Da quando i social sono diventati il nostro presente e la tecnologia ha messo in moto nuovi strumenti nelle aziende, siamo diventati tutti comunicatori. Ed è questa l’unica vera ragione per cui non possiamo essere superficiali quando pronunciamo o scriviamo contenuti.

Una buona strada è quella di porsi alcune domande prima di lanciare il messaggio nella vita di qualcuno. Domande che si legano a 8 valori umani che appaiono sempre più come le soft skills del futuro: empatia, responsabilità, umiltà, umanità, gratitudine, autenticità, inclusione e utilità.

Ti accorgi di quel che scrivi?

Rileggere dopo aver scritto: probabilmente richiama alla memoria le parole della maestra a scuola ma facciamoci pace. È utile. Quali emozioni solleva il nostro contenuto? Chiaramente non possiamo piacere a tutti e accontentare tutti ma qui si tratta di essere capaci di rendere la nostra comunicazione il più possibile responsabile. Il che significa che non offende nessuno, porta un contributo o, mal che vada, resta indifferente.

Stai parlando di te o a loro?

Scrivere raccontando di sé è un modo per portare la propria esperienza agli altri. Ma la domanda che dobbiamo porci è se quel che stiamo condividendo sta portando valore. Stiamo solo raccontando che siamo bravi o stiamo contribuendo all’esistenza di altri?

Glielo diresti vis à vis?

Se quel che scriviamo non lo diremmo a voce alta guardando negli occhi l’interessato, forse non dovremmo scriverlo.

Lo senti con la pancia?

La gratitudine, nella comunicazione, è un vero atto di coraggio perché implica la capacità di essere nel presente e di celebrare ciò che altri hanno fatto per noi o per la comunità. Essere grati fa rima con essere generosi.

Sei davvero tu?

Non abbiamo bisogno di essere nessun altro che noi stessi. Errori, fallimenti e paure incluse. Ed è la nostra vulnerabilità a renderci speciali e unici.

Hai fatto un buco nello steccato?

Questo valore va a braccetto con il rispetto. Se è vero che ognuno di noi ha la propria storia tutti abbiamo il dovere di rispettare quella altrui. E sono certa di dire una cosa giusta affermando che nessuno di noi vorrebbe mai essere escluso, deriso o insultato. Non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te.

E tu cosa puoi fare?

È vero che nessuno di noi è indispensabile, ma è altresì vero che tutti possiamo essere utili. Senza andare a cercare chissà dove come poterlo essere è sufficiente riprendere il legame con i nostri talenti. È lì che può e deve svilupparsi la propria creatività.

Comunicare oggi è diventato impegnativo? Forse sì ma va di pari passo con la nostra evoluzione. Non è più l’epoca dei cinici. Questo è il tempo di chi investe negli esseri umani e crede nella possibilità di cambiare le cose nella comunità in cui si muove.

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