Scuola

IL CASO

I diciottenni e il lavoro dei sogni
“Nel marketing e cercano il posto fisso”

L'indagine AlmaLaurea su 40mila diplomati nel 2010 che dicono la loro su cosa vorrebbero fare. Ma pochi conoscono le condizioni del mercato. Le scelte ancora condizionate dal contesto familiare di FEDERICO PACE

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ROMA - Visto dalla collinetta un po' incantata dei diciotto anni, il marchingegno di un'impresa appare, a molti, come qualcosa di non pienamente intelligibile. I ragazzi usciti quest'anno dalle superiori si concedono la libertà di immaginarsi, quando verrà il tempo, in un impiego con un contratto a tempo indeterminato nel marketing. Ma sette su dieci, del mondo del lavoro non ne sanno quasi nulla. Mentre le scelte di studio sono ancora condizionate dal contesto familiare e l'esito scolastico delle medie incide in maniera significativa sulle scelte delle superiori e, di fatto, del post-diploma. Tanto che sempre più necessario pare l'orientamento degli studenti che si accompagni a strumenti di valutazione dell'istruzione.

A porre al centro dell'attenzione proprio la necessità dell'introduzione di strumenti di valutazione dell'istruzione, il più possibile oggettivi, è il convengo Orientamento e autovalutazione delle scuole superiori organizzato da AlmaDiploma che si tiene oggi a Busto Arsizio. Al convegno viene presentato il Profilo dei diplomati 2010, l'indagine che prende in considerazione quasi 40 mila diplomati di 349 istituti scolastici in particolare di Puglia e Calabria, ma anche di Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto e Emilia Romagna.

Tra i temi analizzati, la riuscita negli studi, il livello di gradimento della scuola, i percorsi a seconda del contesto familiare di provenienza, le attività svolte durante gli anni delle superiori, così come le ambizioni e le aspettative per l'impiego del futuro. La scuola, dice Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, si deve occupare "della formazione di diplomati attrezzati ad affrontare la prosecuzione degli studi o l'immediato inserimento nel mercato del lavoro, e più in generale in grado di affrontare la realtà circostante" e si "deve inserire l'educazione alla scelta fra gli obiettivi formativi della scuola (leggi l'intervista integrale)".

Genere e contesto familiare. Le analisi realizzate dagli autori dell'indagine evidenziano come il genere e il titolo di studio dei genitori influenzino ancora in maniera marcata le traiettorie percorse dagli studenti. Quasi la metà dei ragazzi, del campione analizzato, che ha almeno un genitore laureato, ha concluso gli studi delle medie con ottimo. La quota scende al 28 per cento, nel caso di ragazzi con genitori con al più il diploma di maturità, e si riduce a solo il 17 per cento per quei figli di genitori con grado di istruzione inferiore.

La scelta dei 14 anni e la necessità di orientare. L'esito scolastico delle medie incide, a sua volta, in maniera significativa sulle scelte delle superiori. Una studentessa, appartenente alla classe media impiegatizia e con genitori diplomati, se esce dalle medie con ottimo, ha il 75 per cento delle probabilità di accedere ad un liceo. Se lo fa con sufficiente, la probabilità scende all'8 per cento.

Sulla soglia della maturità scolastica. Del resto è evidente una correlazione tra il tipo di diploma e le scelte successive. Quasi la totalità dei liceali si iscrive all'università, mentre la quota si dimezza nel caso di diplomati degli indirizzi tecnici. Di questi, vuole andare all'università poco meno della metà, mentre negli indirizzi professionali solo 24 su cento. Insomma, le scelte fatte a quattordici anni condizionano buona parte di quello che verrà. In qualche modo il tempo della consapevolezza e degli interventi di orientamento e sostegno sembrano dover giungere più presto, e più efficacemente, di quanto non accada adesso. Per il direttore di AlmaLaurea Andrea Cammelli: "per poter garantire a tutti le stesse opportunità educative, è necessario intervenire efficacemente sui ragazzi fin dalla formazione primaria; altrimenti, per molti giovani le politiche per il diritto allo studio nei percorsi scolastici successivi rischieranno di risultare prive di effetto".

Gli strumenti. Per questo AlmaDiploma, per aiutare i ragazzi, ha messo in campo un doppio percorso integrato. "Per un verso, spiega Cammelli, con la restituzione alla scuola della valutazione che lo studente, che ha compiuto per intero il percorso, dà della sua esperienza, dei docenti, dell'organizzazione scolastica, dei laboratori. E dall'altro con AlmaOrientati, il percorso in quattro tappe che aiuta a individuare i propri punti di forza, a conoscere meglio il sistema universitario e il mercato del lavoro. Questi due strumenti integrati, semplici, accessibili a tutti, rappresentano un modo efficace per aiutare i ragazzi e le famiglie e a scegliere e gli insegnanti e gli orientatori a consigliare meglio".

Il lavoro immaginato e sconosciuto. Dopo tutta la formazione, prima o dopo, dovrebbe arrivare un impiego. Ma di quale tipo? Quasi il 73 per cento dei diplomati si dice pienamente interessato a lavorare in futuro nell'area del marketing, della comunicazione e delle pubbliche relazioni. Un certo interesse desta anche l'organizzazione e la pianificazione così come la ricerca e lo sviluppo. L'amministrazione e la contabilità, che ancora oggi dà un posto alla gran parte delle figure impiegatizie, crea invece qualche allergica reazione in almeno un terzo del campione. Poco interesse destano anche l'area dell'assistenza tecnica, della finanza e del legale. La meno gradita è l'area dei sistemi informativi, il settore dove lavora il cuore informatico di ogni impresa.

Tra gli aspetti rilevanti nel lavoro che verrà, i giovani diplomati cercano soprattutto la stabilità e la sicurezza. Antepongono, con lungimiranza, l'acquisizione di professionalità alla possibilità di guadagno ma prestano attenzione alla possibilità della carriera e mostrano attenzione crescente all'indipendenza e all'autonomia. E quasi quattro su dieci pensano che l'impiego, che si intraprenderà durante la vita, debba rispondere a interessi culturali e che debba avere una qualche utilità sociale.

Infine, a preoccupare gli autori dell'indagine, in tempi in cui molti operatori lamentano una cerca mancanza di figure tecniche, è lo scarso interesse per una professione coerente con gli studi e con i propri interessi culturali, manifestato proprio dai ragazzi che hanno concluso i percorsi tecnici e professionalizzanti e fra questi, in modo particolare, da quelli che non intendono accedere all'università.
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