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VANGUARD - CURRENT . welfare, l'italia spende la metà della media europea

Mamme e precarie, quando
per fare un figlio servono i nonni

Da chi perde il lavoro per il pancione a chi lo nasconde ai colloqui fino alla via crucis delle trafile burocratiche

VANGUARD - CURRENT . welfare, l'italia spende la metà della media europea

Mamme e precarie, quando
per fare un figlio servono i nonni

Da chi perde il lavoro per il pancione a chi lo nasconde ai colloqui fino alla via crucis delle trafile burocratiche

MILANO - Maternità e precarietà non fanno rima. Almeno in Italia, dove la spesa a favore delle politiche del Welfare sfiora l'1,2% del Pil, contro una media europea del 2,4%. Viviamo in un Paese che non ha vere risorse strutturali a sostegno di maternità, nascite e nuove famiglie. A livello nazionale c’è solo il “Fondo nuovi nati”, una sorta di prestito con garanzia statale, pari a 5000 euro che lo Stato eroga alle famiglie con tasso agevolato. Soldi che devono chiaramente essere restituiti.

«Ridicolo» sbotta una delle giovani donne incinte con impiego precario che incontriamo durante la lavorazione del reportage Vanguard realizzato per Current TV. «Preferisco chiedere un prestito a mia madre che almeno non vuole gli interessi» conclude la futura mamma col pancione. A lei si unisce il commento di un'altra giovane ricercatrice precaria in gravidanza che dice: «In questo Paese il welfare sono i nonni, gli amici, i parenti».

Effettivamente ciascuna delle ragazze che abbiamo seguito con le telecamere di Current non avrebbe potuto decidere di diventare mamma senza il contributo dei nonni. Si tratta di donne di età compresa tra i 25 e i 38 anni, felici per l'arrivo di un bimbo ma estremamente fragili dal punto di vista lavorativo. La situazione è la stessa per tutte: contratti a progetto e mal pagati, lavori retribuiti in nero, licenziamenti senza preavviso.

Mettere al mondo un figlio è un evento di straordinaria importanza per la vita di una donna ma se non si hanno certezze lavorative ed economiche, questa scelta può trasformarsi in una odissea. Abbiamo voluto verificare seguendo i passi burocratici che una giovane mamma deve compiere. La via crucis inizia dall’Inps, passa dalla richiesta di un assegno di maternità per lavoratrici atipiche e arriva alle spese sanitarie che non sempre sono coperte dallo Stato.

Abbiamo seguito le giovani mamme nelle loro case, nella loro intimità, nel loro lavoro: molte sono laureate, altre hanno specializzazioni importanti, altre ancora svolgono lavori nel sociale molto delicati. Impieghi precari che portano tutte quante a scontrarsi con una realtà difficile da accettare, perchè i contratti atipici che sono costrette a stipulare non danno diritto alla maternità. Per la società infatti una donna in gravidanza è un peso e la maternità viene considerata alla stregua di una malattia. Ecco perché molte delle intervistate ci hanno raccontato che durante i colloqui di lavoro o al momento del rinnovo si sono viste costrette a dissimulare la gravidanza, a nascondere il pancione.

Un'altra donna invece alla scadenza di un contratto a progetto per l'assistenza nella scuola a bambini con problemi si è sentita dare il benservito perché «troppo incinta»! Per non parlare dell'escamotage di dichiararsi ragazza madre per ottenere punteggio per l'asilo nido. Così anche i bimbi nati dall'amore di una coppia, per necessità si troveranno a non essere riconosciuti dai padri.

Da nord a sud le cose non cambiano: la flessibilità del lavoro continua a condizionare le scelte personali. Anzi. Nonostante esista una legge che tutela la donna in gravidanza dall’essere licenziata almeno per il primo anno di vita del bambino, esistono altrettanti modi per aggirarla e non pagare le conseguenze. E spesso non si arriva neanche al licenziamento: i datori di lavoro semplicemente non rinnovano i contratti quando vengono a sapere della gravidanza, lasciando le mamme in attesa senza alcuna tutela.

Quelle di Maternità Precaria, titolo del reportage Vanguard, sono storie di giovani donne, giovani mamme che nel periodo più felice della loro vita scoprono che il vivere di lavoro precario si paga a caro prezzo. Scoprono il licenziamento, il blocco della carriera, la solitudine, la mortificazione di non essere autonome. Una volta nato, le cose non migliorano affatto e dopo tre mesi si torna a lavoro. Lo vedremo la prossima settimana, nella seconda puntata del Vanguard, Maternità Precaria.

Martina Proietti - Giovanni Pompili
07 dicembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA

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