analisi acqua

Perché l’acqua in bottiglia scade?

Se guardiamo una bottiglia d’acqua in plastica noteremo la presenza di una data di scadenza. Il quesito nasce quindi spontaneo: perché l’acqua scade? L’apposizione della data di scadenza deriva dall’applicazione delle norme sulla sicurezza alimentare. Essendo l’acqua un prodotto destinato al consumo umano deve essere soggetto a un tetto massimo di conservazione. In realtà, però, l’acqua se ben conservata al riparo da fonti dirette di luce e calore non scade, nel senso che rimane sempre potabile, al massimo può perdere alcune caratteristiche (anidride carbonica o sali minerali).

Il vero problema sorge per ciò che riguarda il contenitore. Mentre le bottiglie in vetro non sono soggette a deperimento e possono essere riutilizzate all’infinito, le bottiglie di plastica (PET) presentano delle problematiche.

La scadenza delle bottiglie di plastica dell’acqua

Molti di noi, in casa, decidono di consumare acqua in bottiglia, non fidandosi della potabilità dell’acqua del rubinetto. In linea teorica le bottiglie in plastica sono contenitori monouso, motivo per cui non dovrebbe essere utilizzati per altri o ulteriori scopi, specie se questi includono la conservazione di alimenti destinati al consumo umano. Il PET è una sostanza largamente utilizzata per il confezionamento di alimenti e di per sé non presenta alcun rischio. Il problema sorge se viene conservato male o se viene riutilizzato senza i dovuti accorgimenti.

Il calore accelera il processo di degradazione del PET, processo che può portare alla formazione di acetaldeide e antimonio. L’acetaldeide ha un particolare odore fruttato e secondo le legge europee il limite massimo è di 6 mg per Kg. La degradazione del PET non arriverà mai a tale concentrazione, ma potrebbe comunque alterare la percezione dell’acqua in esso contenuta. L’antimonio deriva dal processo di produzione del PET e potrebbe riemergere la sua presenza quando viene scaldato al microonde o contiene sostante in ebollizione.

In linea di massima, quindi, è sconsigliabile riutilizzare le bottiglie di plastica, a meno che non vengano adeguatamente lavate, anche se l’utilizzo di acqua e sapone non ci mette del tutto al sicuro da eventuali alterazioni.

Per evitare sprechi e inquinamento l’unica soluzione percorribile è consumare l’acqua del rubinetto, che può essere analizzata anche da laboratori privati per una maggiore sicurezza del consumatore e sfruttare le bottiglie in vetro per la sua conservazione, al fine di evitare materiali degradabili.

Perché l’acqua in bottiglia scade?

Se guardiamo una bottiglia d’acqua in plastica noteremo la presenza di una data di scadenza. Il quesito nasce quindi spontaneo: perché l’acqua scade? L’apposizione della data di scadenza deriva dall’applicazione delle norme sulla sicurezza alimentare. Essendo l’acqua un prodotto destinato al consumo umano deve essere soggetto a un tetto massimo di conservazione. In realtà, però, l’acqua se ben conservata al riparo da fonti dirette di luce e calore non scade, nel senso che rimane sempre potabile, al massimo può perdere alcune caratteristiche (anidride carbonica o sali minerali).

Il vero problema sorge per ciò che riguarda il contenitore. Mentre le bottiglie in vetro non sono soggette a deperimento e possono essere riutilizzate all’infinito, le bottiglie di plastica (PET) presentano delle problematiche.

La scadenza delle bottiglie di plastica dell’acqua

Molti di noi, in casa, decidono di consumare acqua in bottiglia, non fidandosi della potabilità dell’acqua del rubinetto. In linea teorica le bottiglie in plastica sono contenitori monouso, motivo per cui non dovrebbe essere utilizzati per altri o ulteriori scopi, specie se questi includono la conservazione di alimenti destinati al consumo umano. Il PET è una sostanza largamente utilizzata per il confezionamento di alimenti e di per sé non presenta alcun rischio. Il problema sorge se viene conservato male o se viene riutilizzato senza i dovuti accorgimenti.

Il calore accelera il processo di degradazione del PET, processo che può portare alla formazione di acetaldeide e antimonio. L’acetaldeide ha un particolare odore fruttato e secondo le legge europee il limite massimo è di 6 mg per Kg. La degradazione del PET non arriverà mai a tale concentrazione, ma potrebbe comunque alterare la percezione dell’acqua in esso contenuta. L’antimonio deriva dal processo di produzione del PET e potrebbe riemergere la sua presenza quando viene scaldato al microonde o contiene sostante in ebollizione.

In linea di massima, quindi, è sconsigliabile riutilizzare le bottiglie di plastica, a meno che non vengano adeguatamente lavate, anche se l’utilizzo di acqua e sapone non ci mette del tutto al sicuro da eventuali alterazioni.

Per evitare sprechi e inquinamento l’unica soluzione percorribile è consumare l’acqua del rubinetto, che può essere analizzata anche da laboratori privati per una maggiore sicurezza del consumatore e sfruttare le bottiglie in vetro per la sua conservazione, al fine di evitare materiali degradabili.