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Regione Toscana
Progetto Lavoro Sicuro, Rossi: "Il piano straordinario sta dando i primi effetti"
Oltre il 70 per cento delle imprese del distretto parallelo orientate a rientrare sui binari della legalità. "Combattere concorrenza sleale, ma aiutiamo casi virtuosi"
Iniziano a produrre i primi risultati le ispezioni nelle aziende cinesi (e non solo cinesi) del distretto tessile: almeno in prospettiva. Il dato avrà bisogno di verifiche: è solo una proiezione dei rilevamenti di un paio di mesi e riguarda solo Prato. Ma è incoraggiante.

Se da settembre ad oggi la percentuale di irregolarità trovate nel corso dei controlli non sembra in sostanza cambiare e rimane alta – solo trenta aziende su cento sono in regola, la metà appena a Prato - il dato più interessante e per certi versi clamoroso riguarda le aziende che dopo la visita degli ispettori dell'Asl pagano e soprattutto decidono di mettersi in regola. "Sono proiezioni su dati parziali" spiega il presidente della Toscana, Enrico Rossi. "Ma i numeri – racconta – ci dicono che a Prato qualcosa forse sta cambiando e tra chi già rispettava le norme, chi si adegua dopo o chi ha deciso di aderire al patto per il lavoro sicuro, alla fine oltre il 70 per cento delle imprese del distretto parallelo sarebbero orientate a rientrare sui binari della legalità e del rispetto delle regole". Sette imprese su dieci ottemperano infatti alle prescrizioni, il che in prospettiva, con 7.700 controlli da portare a termine entro il 2016, può avere effetti importanti e ribaltare l'attuale situazione di irregolarità.

Il presidente della Toscana lo sottolinea nel corso dell'iniziativa organizzata oggi dalla Cna di Prato per fare il punto sulle prospettive economiche del distretto, l'integrazione e la sicurezza. Una riflessione a due anni dalla nascita di Cna World China, primo raggruppamento di imprese cinesi in Italia: all'interno di un'azienda cinese, l'"Andrea&Yaoli" di via Galcianese, che costituisce una prima assoluta. Presente anche il console cinese Wang Fuguo. "A Prato – spiega il presidente Rossi – se alle 130 imprese trovate in regola sommiamo le 515 che si sono adeguate a seguito delle prescrizioni e le 165 che hanno aderito al patto per il lavoro sicuro, ne scaturisce una tendenza confortante che potrà trovare sviluppo nei prossimi mesi".

L'appuntamento diventa così l'occasione per un bilancio sui primi sette mesi del progetto Lavoro Sicuro: un piano lanciato dalla Regione dopo il rogo della Teresa Moda in cui persero la vita, il 1 dicembre 2013, sette operai cinesi che nella fabbrica lavoravano, un piano per garantire il diritto (e dovere) ad un lavoro sicuro ma anche appunto l'emersione e regolarizzazione di quelle aziende che oggi lavorano a nero, non rispettano tutte le regole o evadono il fisco. Un progetto che riguarda l'intera area metropolitana con il controllo di 7.700 aziende in tre anni, entro il 2016: oltre cinquemila solo a Prato, le altre tra Firenze e Pistoia. Un progetto che ha portato ad assumere 74 ispettori delle Asl per tre anni e che prevede, parallelamente alle ispezioni, anche un patto per la regolarizzazione ed emersione delle imprese con il coinvolgimento delle associazioni di categoria e gli ordini professionali.

Progetto Lavoro Sicuro, quasi duemila controlli in sei mesi

Scritto da Walter Fortini, mercoledì 8 aprile 2015 alle 15:40

PRATO – Si tirano le somme dei primi sei mesi del progetto Lavoro Sicuro, il piano lanciato dalla Regione dopo il rogo della Teresa moda in cui persero la vita sette operai cinesi nella fabbrica dove vivevano. Accade oggi a Prato in un'altra azienda cinese, l'Andrea&Yaoli di via Galcianese, che ospita un'iniziativa della Cna sulle prospettive del distretto, l'integrazione e la sicurezza. Una scelta non casuale, visto che l'associazione di categoria conta tra i propri iscritti molte aziende cinesi.

Sette mesi di controlli
Da settembre 2014 a marzo del 2015 sono state 1949 le imprese orientali verificate tra Prato, Pistoia e Firenze, le visite grossomodo che erano state programmate. Di volta in volta agli ispettori della Asl si sono affiancati anche ispettori del lavoro, agenti, forze dell'ordine ed enti. Particolarmente significativo è stato il contributo della Direzione territoriale del Lavoro, presente in 792 casi (soprattutto a Firenze e Empoli) e delle polizie municipali (767 casi, in particolare a Prato). Fanno la parte del leone confezioni e pronto moda, 994 quelle controllate (ovvero oltre la metà), ma nell'elenco compaiono anche 535 pelletterie, per lo più tra Firenze ed Empoli. In 212 casi gli ispettori si sono trovati davanti a cancelli chiusi e imprese che non esistevano più. Delle altre aziende solo 518, il 30 per cento, non ha avuto alcuna contestazione.

A Prato, dove i controlli sono stati 894, le imprese già cessate al momento delle ispezioni sono risultate 24 e solo 130 delle rimanenti, il 15%, si è dimostrato in regola. Le altre 740 (1219 nell'intera area metropolitana) avevano tutte qualcosa che non andava, con 100 sequestri (sui 118 complessivi), 735 prescrizioni e 721 informative di reato, che diventano 1162 e 1080 con Firenze e Pistoia. Irregolarità non sempre della medesima gravità. I numeri raccontano infatti di macchinari non a norma a impianti elettrici fatti di prolunghe o fatiscenti e deficitari (440), che sono le contestazioni più frequenti, scarsa igiene e cucine abusive (114), ma anche 182 dormitori e bombole del gas trovate all'interno degli stanzoni dove non potevano stare.

Controlli cresciuti in maniera esponenziale, ma anche sanzioni che si impennano. Le aziende cinesi che non risultano in regola e ricevono multe e prescrizioni si adeguano e pagano. Nell'ultimo semestre 2014 la media dei pagamenti è passata da 700 mila a 1 milione e 200 mila euro.

Un'azienda su due a rischio di controlli
Del resto i controlli si sono intensificati di parecchio grazie al piano straordinario messo in campo un anno fa dalla Regione, con 74 neo ispettori assunti per tre anni. Prima la probabilità che nel corso di un anno un'azienda del distretto cinese ricevesse una visita era del 6,5%. Adesso quasi un'azienda su due, il 44 per cento nell'intera area e il 48, 4 per cento a Prato, 'rischia' un controllo. Nel 2015 saranno controllata tra Firenze, Prato e Pistoia più di quattromila aziende. E questo probabilmente sta avendo il suo peso nel convincere le imprese a cambiare atteggiamento o aderire ad un percorso di emersione e regolarizzazione.

A Prato 117 adesioni al patto per il lavoro sicuro
Crescono infatti anche le adesioni al patto per il lavoro sicuro, l'altro strumento messo in campo dalla Regione e con cui un'azienda che non ha ancora ricevuto la visita degli ispettori accetta un percorso di rientro e 'affiancamento'. Alla fine di dicembre a Prato avevano aderito 88 imprese: altre 8 tra Firenze, Pistoia e Empoli. Centosettantaquattro erano le aziende che avevano firmato la pre-adesione. A marzo sono salite a 117 su 165 pre adesioni, altre 12 si aggiungno nel resto dell'area metropolitana.

Progetto Lavoro Sicuro, Rossi: "Combattere concorrenza sleale, ma aiutiamo casi virtuosi"

"Non è impossibile che Prato possa tornare protagonista e diventare un distretto di importanza europea. Il mondo gira e non si sa cosa il futuro può portare". Il presidente della Toscana è fiducioso e continua a credere nella modernità ed avanguardia di Prato. "Certo non possiamo farci trovare impreparati e dobbiamo andare avanti", dice.

Lo ripete al termine del suo intervento all'iniziativa organizzata oggi a Prato dalla Cna. Presenti il Prefetto e il console cinese, la Regione e il Comune, le associazioni di categoria e la comunità cinese. "Se Prato vuole avere un futuro economico – sottolinea il presidente -, deve per forza confrontarsi con questa realtà e la realtà dell'immigrazione, ma in modo positivo. In fondo la modernità di Prato sta proprio nella sua globalità". "E l'illegalità – avverte - è una medaglia che ha una faccia cinese, ma anche una italiana".

Appena arrivato Rossi aveva ribadito convinzioni e impegni già presi. "Il denaro cattivo scaccia quello buono e la concorrenza sleale va combattuta" ripete. Lancia anche un appello alla comunità orientale e ai commercialisti "per combattere insieme lavoro nero ed evasione fiscale". "Ma se le irregolarità ci sono, ci sono anche imprese cinesi – sottolinea - che dimostrano che un percorso diverso è possibile. Anzi – si corregge il presidente- imprese di proprietà di cinesi, perché le fabbriche non hanno nazionalità e colore e sono tutte uguali. Per que sto guardiamo con fiducia al futuro".

"Percorsi di imprese consapevoli" sta scritto sullo striscione bianco dietro al divano rosso, in mezzo ad una fabbrica trasformata per un giorno in salotto. Con tanto di festoni e palloncini beneauguranti. Ed è il senso della giornata. "Un'iniziativa di valore – fa i complimenti dal palco Rossi -, che testimonia la strada fatta da due anni a questa parte".

Storie e percorsi di cinesi (e aziende cinesi, non solo tessili) che hanno scelto di rimanere in Italia, che in Cina tornano volentieri per le vacanze ma in Toscana e in Italia vogliono vivere e far crescere i figli. Che vogliono integrarsi, rispettare le regole e chiedono di aiutare l'integrazione.

Quattro proposte dalla Cna e la comunità cinese
E' il senso anche di Cna World China, gruppo della Cna di Prato tenuto a battesimo due anni fa e che raccoglie al suo interno duecentosessantadue imprese cinesi, in crescita. L'azienda di via Galcianese che ha ospitato oggi l'evento è del suo presidente, Wang Liping. Ed è lui che avanza quattro proposte per facilitare l'integrazione delle imprese orientali: anzitutto una semplificazione normativa, chiede, poi lo sviluppo di relazioni tra Italia e Cina che può diventare un'opportunità per tutti, tutele ed aiuti contro le truffe e impianti di videosorveglianza nelle zone industriali, perché il problema principale anche per i cinesi è la sicurezza. Proposte che Rossi si annota e da tenere conto nella prossima agenda politica, utilizzando magari i fondi europei.

08/04/2015 16.53
Regione Toscana


 
 


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