Giustizia per le vittime dell'amianto, il processo Eternit bis va avanti

A un anno dalla sospensione, la Corte Costituzionale dà ragione alla procura di Torino e prosegue il processo a carico di Stephen Schmidheiny, l’ex patron di Eternit, per omicidio

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Mai perdere la speranza e questa sentenza riaccende la fiducia nella giustizia in Italia e nel mondo”. L’ex procuratore della Repubblica di Torino, Raffaele Guariniello, simbolo della lotta nei tribunali contro Eternit, commenta così a Wired, esattamente ad un anno dalla sospensione del processo Eternit Bis, il successo della linea di accusa da lui stesso imbastita. La Corte Costituzionale ha confermato la fondatezza del rinvio a giudizio per omicidio, a carico di Stephen Schmidheiny.

Sotto un certo aspetto è stato un anno perduto ma dall’altra parte è un anno guadagnato per la giurisprudenza - prosegue il magistrato che, dimessosi dalla procura a dicembre 2015, non si è mai fermato. Ora è, infatti, consulente della commissione di inchiesta della Camera dei deputati, sull’uranio impoverito. “La sentenza della Corte costituzionale, seppur molto tecnica è importante sotto molti aspetti. Intanto riconduce in termini ragionevoli il ricorso a scopo puramente difensivo alla Corte Europea per i diritti dell’uomo" rammenta Guariniello. Già, ironia della sorte, era stato per violazione dei diritti umani,  il ricorso dei difensori del patron di Eternit, a portare il Giudice per l’udienza preliminare (Gup) di Torino al rinvio del giudizio della Corte costituzionale.

"Oggi si  riaffermano invece i  principi della nostra giurisprudenza, richiamandosi a quello che già la Corte di cassazione, aveva ribadito nella prescrizione per il reato di disastro - prosegue Guariniello - i  morti a causa dell’esposizione dell’amianto prodotto da Eternit non erano mai stati citati come persone fisiche nel primo processo e quindi  la stessa corte ci aveva indicato quale strada percorrere”.  Un cammino che venne ritenuto poco percorribile all'indomani della prescrizione, che tanto colpì l'opinione pubblica italiana e mondiale. "Invece, per i nuovi casi di morte per mesotelioma, mai stati oggetto di contestazione nel primo processo Eternit, si può e si deve andare avanti. Lo stesso discorso per i decessi che invece erano già indicati nel primo capo di imputazione, dal momento che neppure questi sono stati oggetto di specifico accertamento", conferma il magistrato.

Alle parole di Raffaele Guariniello fanno eco quelle di Afeva, l’associazione dei familiari e delle vittime dell’amianto di Casale Monferrato, parte civile nel processo Eternit bis: “Noi, che giuristi non siamo, lo avevamo detto fin dal primo giorno: non ha nessun senso parlare di 'ne bis in idem' rispetto a casi di omicidio che non sono mai stati presi in considerazione da nessun giudice, soltanto perché Stephan Schmidheiny, è già stato sottoposto a processo per l'accusa di disastro, fatto completamente diverso rispetto alle morti dei singoli lavoratori e cittadini”. Continua così Bruno Pesce, storico rappresentante di Afeva: "Certo questo caso mette in luce i varchi nel nostro sistema giudiziario, però è positivo che la giustizia prosegua, finalmente il suo corso”.

E Casale Monferrato avanza nel suo cammino di speranza, che la vedrà come la prima città amianto free nel 2020. Proprio nel sedime di Eternit, nel quartiere del Ronzone dove aveva sede lo stabilimento causa di morte di oltre tremila cittadini e lavoratori, il 10 settembre verrà inaugurato il parco EterNOT. Segnali inequivocabili di resilienza, nonostante il mesotelioma, il tumore causato dalle fibre d'amianto, continui a causare vittime: la comunità del Monferrato non si arrende. “Ancora una volta la città di Casale Monferrato con la sua determinazione, il coraggio, la sua volontà di giustizia, è riuscita ad ottenere che si aprisse un nuovo processo - ricorda Titti Palazzetti, sindaca di Casale Monferrato- e grazie alla sua serietà e dignità avrà al suo fianco come parte civile lo Stato”.

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