Sblocca Italia, Camanzi: da rivedere le norme su porti e autostrade
Da alcune norme del decreto legge Sblocca Italia “sembrerebbe emergere un ritorno a procedure del passato incentrate, fra l’altro, sulla determinazione in via amministrativa di canoni, pedaggi e tariffe di accesso alle infrastrutture di trasporto”. Lo ha sottolineato oggi in audizione alla Camera il presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti, Andrea Camanzi, aggiungendo che si tratta di “un approccio che si pone in contrasto con gli orientamenti comunitari e con il modello di regolazione economica indipendente dei trasporti abbracciato dal legislatore con la costituzione dell’Autorità”. Camanzi ha chiesto “l’espunzione o la profonda rivisitazione” di disposizioni “derogatorie, incomplete e che generano instabilità”.
Riguardo ai porti, il presidente dell’Authority ha evidenziato che “l’articolo 29 del decreto legge non dà risposta all’esigenza di un intervento normativo nel settore portuale che definisca, fra l’altro, il riparto delle competenze e delle funzioni dei diversi soggetti preposti alla regolazione ed alla vigilanza sui porti. Esso – ha continuato Camanzi – si limita a prefigurare un percorso di ristrutturazione dei porti medesimi per via amministrativa. Riteniamo che, con questi limiti, la disposizione non dovrebbe essere mantenuta”.
In tema di autostrade, l’articolo 5 del decreto legge “prevede che i concessionari possano proporre la modifica di elementi essenziali delle convenzioni in essere – ha spiegato – quali i soggetti, l’oggetto, la durata, ed il valore economico delle stesse”. Secondo Camanzi la norma “appare in contrasto con le norme istitutive dell’Autorità che pongono in capo ad essa il compito di stabilire i sistemi tariffari dei pedaggi delle nuove concessioni, di definire gli schemi di concessione da inserire nei bandi di gara e gli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari, nonché di determinare gli ambiti ottimali di gestione delle tratte allo scopo di promuovere una gestione plurale e stimolare la concorrenza per confronto”.
E ha detto “di non condividere l’impostazione dell’articolo 5, che attribuisce al singolo concessionario la facoltà di predisporre un nuovo piano economico finanziario finalizzato a proporre l’unificazione di tratte, in assenza di provvedimenti dell’Autorità sugli ambiti ottimali di gestione”.